Acqui-Genova: i pendolari scrivono alla Regione Liguria per chiedere più treni
Dal Comitato un appello a garantire un'offerta congrua anche durante l'estate
OVADA – Chiedono un maggior numero di informazioni e un incremento dei treni per fronteggiare il caos dei trasporti fra il Piemonte e la Liguria che, ormai già da qualche mese, si è assommato all’emergenza sanitaria in corso. In attesa di ottenere risposte, i pendolari della linea Acqui-Genova sono tornati a farsi sentire con Trenitalia e, in quanto proprietaria della tratta, con la Regione Liguria. A distanza di quasi venti giorni dalla protesta “collettiva” e dal presidio dal casello autostradale di Masone, il Comitato non ha ancora ricevuto nessun tipo di riscontro dalle istituzioni.
«Al momento non ci è stato comunicato nulla – precisano i rappresentanti dell’associazione -. La nostra richiesta di inserimento di bus sostitutivi in rafforzamento alla drastica riduzione dei convogli (nell’attuale prospetto sono presenti importanti “buchi” orari, ndr) non ha ricevuto una risposta. Lo stesso si può dire della proposta di poter utilizzare gli abbonamenti della nostra linea sulla linea Genova-Novi Ligure. In ogni caso, da parte nostra, permane la richiesta di avere un treno all’ora, dalle cinque alle ventuno, tutti i giorni, per un periodo di almeno un anno di prova nel quale sarà possibile verificare l’affluenza effettiva».
Le preoccupazioni di stretta attualità riguardano soprattutto la riduzione dell’offerta ferroviaria a sole sette coppie di treni più due autobus che – salvo sorprese – scatterà venerdì mattina, 24 luglio, e perdurerà fino al 10 settembre, a causa inserimento treni merci dovuti ai lavori del Terzo Valico. Il tutto con la prospettiva di un’A26 a mezzo servizio almeno fino a fine mese.