Calisto, si è spenta una delle ultime voci della Benedicta
87enne di Bosio, lascia le sue narrazioni del momento più triste della storia partigiana nellalessandrino. Dei ragazzi che erano partigiani con lui in 97 morirono nelleccidio del 7 aprile, delle volte me li sogno
87enne di Bosio, lascia le sue narrazioni del momento più triste della storia partigiana nell?alessandrino. Dei ragazzi che erano partigiani con lui in 97 morirono nell?eccidio del 7 aprile, ?delle volte me li sogno?
Calisto Arecco – scomparso in questi giorni – era una delle poche voci rimaste a raccontare, senza retorica nè moralismi, il più triste capitolo della resistenza della nostra provincia. Non amava farsi grande di quegli avvenimenti, tuttavia, non si tirava indietro dal portare la propria lucida testimonianza. Lo ricordo all’incontro all’Associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria in memoria dell’eccidio: “Chi non ha vissuto, non può giudicare” aveva bonariamente ammonito i giovani relatori, studiosi sì, ma troppo giovani per sapere cosa davvero fosse stato quel preciso momento storico. E di giudizi non ne aveva mai dati, lui, che sapeva che quei ragazzi, a lottare sulle colline, non erano eroi, ma solo martiri. Che sapeva che non era stato così facile capire allora quale fosse la parte giusta, nè scegliere da che parte stare. Semplicemente, si riteneva “fortunato” di aver scelto quella rivelatasi giusta e, a differenza di due suoi fratelli portati via dalle atrocità della guerra (Giovanni ucciso nella tristemente nota Casa dello Studente a Genova, Agostino morto su un cacciatorpediniere affondato in battaglia), di aver portato a casa le pelle.
Nel documentario “Benedicta 1944. L’evento, la memoria”, realizzato dall’Associazione Memoria della Benedicta ricordava:
“Io ero seduto sopra questa grotta e vedo uno… […] mi sembra mio fratello… Quando l’ho visto… Puoi immaginare… avevamo già un morto, l’altro fratello che era morto in mare nel ’42… […] Dico: fermati qua… Lui dice: no, perché ho un appuntamento a Bosio. […] Lui ha voluto andare e si vede che aveva l’appuntamento con la morte. […] Lui è ritornato a casa per dire a mio padre e a mia madre che ero vivo. […] Uno che faceva la spia dei tedeschi, ma chi lo sapeva? […] l’ha visto e l’ha denunciato ai tedeschi e poi i tedeschi e i fascisti son venuti […] e han circondato la casa: destino ha voluto che era in casa… E’ saltato giù dalla finestra, ma […] c’erano i tedeschi e l’han preso e l’han portato a Genova, […]casa dello studente e Marassi.
Poi mio padre è andato a Genova […] Non lo volevano lasciare entrare, poi c’era un tedesco […] e allora l’ha fatto entrare… […] Ma non lo conosceva più, mi ha detto… […] Non c’aveva più le unghie, c’avevano levato le unghie… […] Dice. se dovesse venire a casa non lo so, non lo so cosa diventerà… […] E poi il giorno 19 di maggio lui e 59 li han portati sul turchino e l’han fucilato sul Turchino…”
Dei 97 uccisi alla Benedicta dice (min 4.05):
“delle volte me li sogno… se dovessi vederli in fotografia, non li riconoscerei, ma nel sogno me li vedo vivi… se fossi un pittore potrei ridipingerli tutti”
Ciao Calisto, voce ferma, spirito forte, compaesano.