Raffaella Romagnolo torna in libreria con “Di luce propria”
Nuovo romanzo per la scrittrice ovadese
OVADA – Si chiama “Di luce propria”, come anticipato nelle scorse settimane su queste pagine l’ultimo romanzo di Raffaella Romagnolo, in uscita per Mondadori oggi, martedì 30 marzo. La scrittrice ovadese, già tra i finalisti del premio Strega con “La Figlia sbagliata” torna a quasi tre anni dal successo di “Destino” con una storia che coniuga un ampio respiro storico e un pizzico di magia.
«Per chi ha amato “Destino” – racconta presentando la sua ultima fatica – posso anticipare che anche in questa opera ci sarà un’incursione ad Ovada. Ed anche in questo caso si parlerà del Borgo di Dentro con un coinvolgimento della famiglia Leone». La vicenda si sviluppa attraverso e le emozioni del protagonista, Antonio Casagrande; lo scenario è quello dell’Italia da poco tornata ad essere unita, un Paese che vive di passioni forti che sembrano andare di pari passo con le sensazioni dello stesso Antonio.
«Possiamo dire – aggiunge Romagnolo – che uno dei temi che affronto tra le pagine è quello della gioventù. In questo caso lo faccio in una forma duplice: quella del protagonista e quella dell’Italia». Antonio Casagrande è un orfano abbandonato alla “ruota degli esposti” a Genova al Pammatone, per secoli il principale ospedale del capoluogo ligure e poi divenuto il San Martino. La vita di Antonio cambia da adolescente quando entra nella bottega del fotografo concittadino Alessandro Pavia (vissuto realmente tra il 1824 e il 1889 e autore dei ritratti dei Mille di Giuseppe Garibaldi).
Il protagonista si dedica a imparare la fotografia: attraverso le lenti della sua macchina fotografica, il lettore vivrà le scene storiche più significative che accompagnarono l’Italia del post Risorgimento fino all’orrore della Grande Guerra. «All’interno del libro ho introdotto fatti storici che segnarono l’epoca come ad esempio nel 1898 la crisi economica del pane a Milano. Le persone scesero in piazza perché il costo del pane aveva raggiunto le stelle; erano affamati. Finì con la ben nota sanguinosa repressione ad opera del Generale Fiorenzo Bava Beccaris».
Casagrande però non è il fotografo che ti aspetti perché ha un occhio completamente bianco dal quale non vede. «Bizzarro vero – sorride l’autrice -? Può sembrare una menomazione. In realtà, proseguendo nella narrazione, si scopre che questa caratteristica porta con sé un dono che metterà più volte in crisi il mio personaggio, che a sua volta sentirà la responsabilità di questo “elemento magico” che lo accompagna dovendo farci i conti». Casagrande vive così sospeso tra desideri legittimi e il sogno di avere quella famiglia che in quanto orfano gli era sempre stata negata.
Come detto, il mentore del protagonista del libro è Alessandro Pavia. Il suo album, realizzato con le “carte da visita” (le fototessere di allora) ancora oggi è un documento fotografico e storico inestimabile. Romagnolo tra le pagine sfiora anche la realtà dei bambini “esposti”. «In qualche modo – conclude Romagnolo – il romanzo parla anche della fascinazione della fotografia a cui tutti noi oggi con i social siamo abituati. E inevitabilmente dobbiamo fare i conti con il fatto che, come faceva al suo tempo il mio personaggio, anche noi filtriamo la realtà che ci circonda attraverso gli schermi dei nostri cellulari».