Dramma del Vajont, la mostra fotografica sostiene Fondazione Cigno
Cultura
Edoardo Schettino  
17 Ottobre 2025
ore
08:14 Logo Newsguard
L'iniziativa

Dramma del Vajont, la mostra fotografica sostiene Fondazione Cigno

Alla Loggia dal 31 ottobre

OVADA – Racconta la tragedia del Vajont, stabilisce un ponte con il dramma della diga di Molare e raccoglie fondi per sostenere le attività di Fondazione Cigno la mostra “Ferite indelebili”, raccolta di immagini realizzata dalla fotografa professionista Ketty Domesi che sarà esposta presso la Loggia di San Sebastiano dal 31 ottobre all’8 novembre. Uno strumento che oramai sembra desueto come la Polaroid diventa il punto di partenza di un racconto drammatico e coinvolgente di quanto accaduto il 9 ottobre 1963. Un’eredità dolorosa che racconta come nulla fosse cambiato dal 13 agosto 1935, giorno in cui la diga di Molare seminò morte e distruzione in tutta la val d’Orba e in particolare nel rione del Borgo.

La mostra è stata allestita da Simona Innocenti, curatrice genovese con una storia di malattia e cure alle spalle, con la collaborazione della Pro Loco e dell’Enoteca Regionale di Ovada. All’iniziativa ha collaborato l’assessorato alla Cultura del Comune di Ovada.  Nella serata di inaugurazione è prevista la rappresentazione “L’eco delle dighe, un dialogo tra luoghi, memorie e oblio”. Protagonisti gli attori Barbara Vignolo e Giorgio Ratto.

Dolore indelebile

Diga di Molare e Vajont rappresentano due tragedie simbolo di come l’ingordigia umana possa passare sopra ogni altro valore etico e morale. I due eventi sommati provocarono più di 2 mila morti.  Il curatore della mostra Vincenzo Izzo spiega perchè la scelta di utilizzare la Polaroid. “Questa tecnica – chiarisce – ha una materialità che si fonde con la gravità del progetto e che amplifica gli echi di questa vicenda”.

Molare e Vajont sono stati eventi sconvolgenti che hanno violentato il territorio, provocando, sommandole, più di duemila vittime e segnando le vite di intere generazioni con ferite che, il titolo le richiama, sono indelebili. Indelebili come lo sono quelle che le patologie provocano nella vita e nel corpo di chi le deve subire. Una ferita del fisico e dell’anima che Simona Innocenti, riprendendo proprio il titolo della mostra, ha subito e che l’ha spinta a organizzare questa iniziativa con un duplice scopo: far sì che il territorio non disperda la memoria della tragedia di Molare e sostenere il meritorio lavoro di chi cerca di alleviare le sofferenze dei pazienti oncologici.

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