Casa di Carità: tre studenti a Porto per uno stage con Erasmus+
Società
Edoardo Schettino  
19 Agosto 2025
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06:52 Logo Newsguard
L'esperienza

Casa di Carità: tre studenti a Porto per uno stage con Erasmus+

Tra apprendimento e crescita professionale

OVADA – Tre settimane a Porto, capitale del Portogallo, per uno stage formativo professionale. A vivere l’opportunità sono stati tre studenti del Centro di Formazione Casa di Carità Arti e Mestieri di Ovada nell’ambito del progetto Erasmus+. Si tratta di Silvio Arnuzzo, Daniele Sciutto e Andrea Sciutto che hanno vissuto la loro esperienza tra il 7 e il 25 luglio. Lavoro ma anche un’esperienza di vita in una vibrante capitale europea. «I ragazzi – sottolinea Raffaella Pastorino, direttrice del centro di via Gramsci – fanno parte del secondo anno del corso di Operatore Meccanico e sono stati selezionati per merito e motivazione. Il progetto ha permesso di vivere un’esperienza collegata al loro percorso di studi. Lo scorso anno la stessa opportunità era stata concessa a una studentessa del corso di operatore grafico diretta a Cork in Irlanda».

Il progetto Erasmus+ è promosso dall’Unione Europea per l’Istruzione, la Formazione, la Gioventù e lo Sport. Non si tratta solo di lavoro: iragazzi hanno soggiornato in un Campus internazionale, insieme a studenti provenienti da altri Paesi europei. Qui hanno potuto vivere la quotidianità in un ambiente multiculturale, confrontarsi con coetanei di diverse culture e utilizzare l’inglese come lingua veicolare per comunicare, lavorare e stringere nuove amicizie.

Esperienza internazionale

Lo stage è lo strumento che il centro di formazione affianca di continuo alle lezioni nelle aule per facilitare gli studenti nell’avvicinamento al mondo del lavoro. «Abbiamo vissuto – spiegano i tre ragazzi coinvolti. un’esperienza gratificante che ci ha fatto crescere umanamente. Era la nostra prima volta all’estero e ci siamo sentiti accolti e subito integrati. L’organizzazione è stata impeccabile. Abbiamo avuto modo di scoprire Porto, visitare città e luoghi di interesse, partecipare ad attività culturali nel tempo libero. I tutor aziendali sono sempre stati disponibili, ci hanno spiegato con cura i compiti e ci hanno seguiti nell’esecuzione. Vivere in un Campus con altri ragazzi europei ci ha permesso di usare l’inglese in modo pratico e naturale. Abbiamo imparato molto, non solo sul lavoro, ma anche su noi stessi».

«Queste testimonianze – sottolinea Pastorino – confermano il valore di un progetto che va oltre l’apprendimento tecnico, offrendo ai ragazzi l’opportunità di esplorare, conoscere, mettersi in gioco e diventare cittadini d’Europa. Un’esperienza che resterà nella loro memoria, e che rappresenta un tassello importante nel loro cammino di formazione professionale e personale».

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