Mornese dice addio a Giuseppe Mazzarello (Pino del Bù), aveva 102 anni
Il funerale verrà celebrato oggi, mercoledì, alle 15.30, nella chiesa di San Silvestro. Due anni fa aveva raccontato la sua storia: tra i tanti ricordi, la guerra, la prigionia, la passione per la caccia e i funghi
MORNESE – È stato un lungo viaggio attraverso il tempo quello di Giuseppe Mazzarello, vissuto all’ombra del castello medievale di Mornese. Un tempo che si è fermato per sempre a 102 anni, compiuti lo scorso 15 marzo. Oggi pomeriggio, mercoledì 13 agosto, alle 15.30, il funerale nella chiesa di San Silvestro, a Mornese.
Giuseppe ha attraverso la guerra, la lunga prigionia in Francia, la paura di essere giustiziato dal fuoco amico, il lavoro in mezzo ai boschi da guardia caccia, da capo delle guardie al polo chimico di Spinetta, con la passione per la caccia e quella per i funghi.
Giuseppe – “il baffo”, per gli spinettesi – “Pino del bù” per la sua gente, approfittando di una memoria di ferro, seduto su una poltrona accanto alla stufa, ci aveva raccontato la sua storia. Lo aveva fatto il giorno in cui aveva compiuto 100 anni, e la sua mente era tornata alla sua prigionia.
«Non ho mai scordato quei 26 mesi, dal 13 settembre 1943 al 5 dicembre 1945, in Bretagna – aveva raccontato – lavoravamo tutto il giorno. Non mangiavamo molto, i tedeschi dividevano una pagnotta in dodici, e ce ne davano una fetta a testa. Quando c’è stato lo sbarco eravamo là, un po’ più indietro, ma là. A lavorare».
Proposta di Montecatini
Dal 1954 al ‘61, aveva lavorato come guardia caccia, poi la proposta di entrare alla Montecatini di Spinetta dove era rimasto dal 1961 al 1983.
«Quando mi hanno chiesto di andare a lavorare alla Montecatini ero perplesso, ne dovevo parlarne con mia moglie. Sa – ci aveva spiegato sgranando gli occhi – allora le strade non erano asfaltate. Io avevo solo la Lambretta, e bisognava fare i turni. Ma la paga era buona. Guadagnavo 25 mila lire al mese, loro me ne offrivano 92 mila. Così ho detto: massì, vado. Ho viaggiato in Lambretta, per tre anni, col caldo ma anche con la neve».
In questa bella storia c’è anche l’amore della sua vita, Rina. «Ci siamo conosciuti nel 1938, lei aveva 14 anni, io 15 – racconta – Ci siamo sposati nel 1950, erano altri tempi. Lavoravo in campagna, lei mi portava da mangiare nella vigna, ci sedevamo all’ombra e pranzavamo».
Sua moglie Rina se n’è andata nel 2023, a 99 anni. Ora saranno le loro figlie, Franca e Mirella, insieme a tutta la famiglia, a custodire quei ricordi. Erano davvero altri tempi, e i suoi racconti sono stati un prezioso tesoro per capire com’è cambiato il mondo, per custodire il passato.