Diga di Molare, lettura delle vittime per tramandare la memoria
Di fronte alla lapide installata per i 70 anni della tragedia
OVADA – Aveva solo otto mesi Luigina Marenco Pastorino quando la diga di Molare travolse la sua abitazione alla Rebba. Con lei il fratellino Battistino (3 anni) ed una intera famiglia spazzata via. Nuove ricerche e l’incrocio degli archivi hanno fatto salire a 115 la stima ufficiale delle vittime. Tutti i nomi sono stati letti questa mattina nella cerimonia che il Comune di Ovada ha organizzato all’ingresso del Cimitero Urbano accanto alla lapide installata per il 70° anniversario della tragedia. Presente alla lettura Luigi Gollo, superstite che all’epoca dei fatti aveva tre anni, che ha sentito leggere i nomi del padre e dello zio scomparsi dalla loro abitazione di Regione Monteggio.
La lettura si è tenuta alla presenza dei sindaci di Belforte, Casaleggio, Lerma, Rossiglione, dei rappresentanti dei comuni di Carpeneto e Molare, delle autorità civili e militari e del parroco don Luigi Benzi per la benedizione. “Di questa tragedia – ha chiarito il sindaco di Ovada Gian Franco Comaschi nelle vesti di padrone di casa – per tanti anni non si è parlato. Iniziative come queste sono importanti perchè contribuiscono ad alimentare la memoria comune”. Ad occuparsi della lettura il vice sindaco Mario Esposito, Sabrina Caneva e Sara Olivieri, rispettivamente assessore alla Cultura e al Commercio, il capogruppo in consiglio Luisa Russo, Luciana Repetto, delegata dell’Accademia Urbense.
Dolore comune
La lettura delle vittime in ordine alfabetico ha contribuito a mostrare come la diga di Molare abbia spazzato via intere famiglie. L’operazione sarà ripetuta questa sera, dalle 20.45, presso il Borgo dove sarà scoperto il pannello commemorativo realizzato per l’occasione. La famiglia Marenco – Pastorino era residente in strada Rebba 23 dove l’ondata di acqua e fango arrivò poco dopo le 13.30 di quel tragico 13 agosto 1935. Morirono il padre Giacomo (55 anni), la madre Virginia (40), i sei figli Angela (13), Giovanni (11), Maria (7), Giuseppino (4) i già citati Battistino e Luigina.
Chi si salvò sopravvisse arrampicandosi sulla sommità delle abitazioni più resistenti dell’area. Furono molti volontari in arrivo da Molare, rischiando a loro volta la vita, a contribuire al recupero delle persone a rischio.