«Altro che aree in declino: la montagna può crescere»
L'associazione dei piccoli comuni
SILVANO D’ORBA – «Sindaci della aree interne, dovete essere uniti». A formulare l’appello è stato Marco Bussone, presidente dell’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani. L’associazione rappresenta la voce dei territori marginali, più colpiti dal fenomeno dello spopolamento e sempre più lontani da servizi che sono essenziali. Di recente di queste aree, presenti anche nella Provincia di Alessandria, si è parlato molto tra la necessità di «accompagnare un declino irreversibile» e ricerca di prospettiva di rilancio. Quest’ultimo può arrivare dalle opportunità offerte dalla Green Economy. A certificarlo c’è il “Rapporto Montagne Italia” 2025 presentato dall’associazione qualche giorno fa a Silvano d’Orba, paese dell’Ovadese inserito nell’Unione Montana dal Tobbio al Colma. «Servono politiche di più ampio respiro per intercettare fondi – ha proseguito Bussone – e per trovare una risposta comune all’attuale carenza di servizi».
Sono 47 i comuni montani censiti nella nostra Provincia secondo l’analisi più recente. L’indice di natalità in quindici anni si è ridotto di un terzo. Tutto questo avviene in una Regione in cui il Prodotto interno lordo procapite supera di poco i 18 mila euro.
Numeri contrastanti
Il fenomeno da sfruttare per le aree, secondo il report presentato, è quello del saldo positivo nell’immigrazione evidenziato dai dati. Nuovi abitanti sono arrivati nei territori montani appenninici del sud est del Piemonte, seppur in un quadro di generale depauperamento del patrimonio demografico delle aree prese in esame. Un esempio. L’Unione dal Tobbio al Colma che ha sede a Bosio. Il saldo migratorio parla di un +14,48 nei comuni montani. I cinque comuni inseriti però mostrano un calo demografico evidente: Tagliolo -45 in sei anni, Casaleggio -27, Mornese -44, Lerma -10. Perdono abitanti anche altri due comuni montani tra l’Ovadese e l’Acquese in attesa di formare una nuova unione. Cassinelle è passata in sei anni da 847 a 843 proprio perché l’area rurale di Bandita negli ultimi anni ha attratto nuovi arrivi. Molare è passata da 2.107 a 1.982
(-125). Il fenomeno è abbastanza generalizzato. «Se qui i sindaci fossero un po’ più uniti – prosegue Bussone – anche con nuove managerialità pubbliche, una nuova azione politico-istituzionale per attivare servizi insieme, scuole, trasporti, sanità. E per dire che il territorio non è inerme, spacciato. I dati lo dimostrano. Vanno letti».
Nodo dei collegamenti
Le aree interne scontano però uno storico isolamento. In tema di saldo migratorio l’Alto Monferrato Acquese fa registrare il dato più interessante: +39,89 per mille. Le Terre del Giarolo seguono a ruota con +36,66 per mille. «Siamo convinti – spiega Giuseppe Coco, sindaco di Silvano e attuale presidente dell’Unione dal Tobbio al Colma – della necessità di una maggiore interazione tra i sindaci. Penso sia necessario anche un’azione che vada nella direzione di una spesa di qualità. In passato l’assegnazione di contributi a pioggia a portato anche alla realizzazione di progetti che più che un’opportunità si sono rivelati un problema».
Coco a suo tempo fu promotore di un’iniziativa che voleva attrarre fondi attraverso la Strategia Nazionale per le Aree Interne. I fondi previsti per il Piemonte sono stati dirottati verso la Val Borbera. L’Ovadese sarebbe più vicino alle infrastrutture importanti. Solo che l’A26 vive dal 2018 un momento di grande crisi. Questo scenario costituisce un problema anche per l’acquisizione di nuove realtà produttive. L’Unione dal Tobbio al Colma rimane l’area con il miglior saldo occupazionale per le “felici” eccezioni di Belforte, Tagliolo e Silvano d’Orba.