Oncologia, trent’anni di attività e difesa dei piccoli ospedali
Due convegni per celebrare il reparto
OVADA – Il volontariato oncologico si interroga e prova a individuare le linee di indirizzo da sviluppare nei prossimi anni. A fornire l’occasione è il reparto di Oncologia di Ovada, dallo scorso anno trasformato in Struttura Semplice all’interno dell’Ospedale Civile di via Ruffini. La creatura, coordinata dalla figura catalizzante dell’oncologa Paola Varese, taglia infatti in questi giorni il traguardo dei 30 anni di attività. E lo fa con il carico di un’esperienza maturata in questi anni dalla quale sono nate tante proposte adottate in seguito in altri ambiti e con la voglia di incidere sulle sorti di quel bene comune che è il Servizio Sanitario Nazionale. E proprio su quest’ultimo aspetto si interrogheranno i partecipanti dell’incontro in programma domani, sabato 21 giugno dalle 9 presso il salone dei Cappuccini di via Cairoli a Ovada. L’iniziativa è coordinata da Fondazione Cigno con associazione Vela. IL confronto sarà preceduto dell’incontro in programma oggi, dalle 14 nella stessa sede con il previsto intervento dell’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi.
Navigare nella tempesta
A ribadire il ruolo importante del presidio nell’ambito dell’Oncologia della nostra Regione è stato il Presidente Alberto Cirio. La visita a Ovada si concretizzò nella primavera 2024, nel pieno della campagna elettorale. Il Day Hospital oncologico di via Ruffini, da tempo cuore pulsante della struttura fu la prima fermata. L’entrata in funzione reale risale al 1995, cinque anni dopo il trasloco dell’intero ospedale cittadino dalla precedente collocazione del Sant’Antonio in via XXV aprile all’attuale area. «Quando abbiamo aperto il Day Hospital – ha spiegato Paola Varese in un’intervista concessa qualche anno fa al nostro giornale – scegliemmo di decorare una parete con la scritta “Nella tempesta impariamo a navigare”. Gli unici, tra le tante persone che frequentavano ogni giorno la struttura, a notare quel dettaglio erano i pazienti e i loro famigliari. L’obiettivo è sempre stato la valorizzazione di una piccola realtà e l’affermazione di un concetto e del diritto a cure di qualità in ogni presidio». Su spinta del reparto sono nate due associazioni di volontariato. Vela si occupa di sostenere i pazienti ed i loro famigliari nel concreto tra viaggi per le visite e le prestazioni necessarie. Fondazione Cigno sviluppa invece cultura della salute e di un corretto approccio con le cure facendo nel contempo della prevenzione uno dei suoi obiettivi primari. I due soggetti sono oggi parte integrante della Federazione del Volontariato Oncologico per la quale Varese ricopre il ruolo di presidente del Comitato Scientifico.
Contributo fondamentale
«I piccoli ospedali – è il concetto da sempre ribadito – sono la porta di ingresso nel sistema sanità di molti pazienti con patologie croniche riacutizzate, cancro compreso. Senza questo filtro, che deve avere un solido legame con l’assistenza territoriale, i grandi centri di eccellenza vanno in sofferenza e rischiano di non poter rispondere a tutte le richieste di prestazioni». Idealmente, da una costola di questa esperienza, è nato anche “Covi a casa”, il protocollo di cure domiciliari adottato nel distretto sanitario Acqui – Ovada durante l’emergenza Covid -19 del 2020 e poi adottato a livello regionale. Un esempio di come valorizzare le risorse sul territorio possa rappresentare una chiave vincente nella riorganizzazione di assistenza e costi. Anche di questo si ragionerà in questi due giorni. 20con la presentazione dei risultati ottenuti con il progetto Diderot, sviluppato con gli studenti delle scuole superiori del paese per trasmettere cultura della qualità della vita, del benessere e della prevenzione.