Demografia e cittadinanza: come ripensare l’Italia
Il Belpaese affronta un declino demografico senza precedenti: natalità ai minimi, emigrazione giovanile e una cittadinanza da ripensare
L’Italia attraversa una crisi demografica senza precedenti. Le nascite sono crollate sotto quota 400.000, il tasso di fecondità è tra i più bassi d’Europa e la popolazione invecchia rapidamente: entro il 2050 un terzo sarà over 65. Il saldo naturale è negativo dal 2014, e l’emigrazione giovanile – spesso qualificata – contribuisce allo svuotamento del tessuto produttivo. In assenza di politiche strutturali, la sostenibilità del sistema Paese è a rischio: diminuiscono gli attivi, aumenta la pressione su sanità e pensioni, si compromette la tenuta del debito.
La demografia, variabile lenta ma inesorabile, si impone come vincolo strategico: un Paese che invecchia e si svuota perde peso economico, capacità di innovare, ruolo nel consesso internazionale. Senza nuovi apporti di capitale umano, la traiettoria è segnata. E tuttavia, l’Italia fatica a definire una visione. Il Decreto Flussi 2023, frutto delle pressioni del mondo produttivo, ha aumentato gli ingressi legali, ma resta ancorato a una logica emergenziale, priva di respiro strategico.
Per comprendere l’attuale passaggio occorre uno sguardo retrospettivo. L’Italia è stata a lungo terra di emigrazione: tra 1869 e 1915 partirono quasi 15 milioni di italiani. Nel secondo Dopoguerra l’esodo proseguì, mentre migrazioni interne ridisegnavano gli equilibri territoriali. A partire dagli anni Ottanta, il Paese ha invertito la rotta, diventando destinazione migratoria senza dotarsi di strumenti adeguati. Mentre altri Stati europei affrontavano la sfida con strumenti legislativi e visione d’insieme, l’Italia si è affidata a interventi parziali e discontinui.
Questo ritardo si riflette anche nell’impianto legislativo sulla cittadinanza, ancorato al principio dello ius sanguinis, eredità di una fase storica superata. In un contesto in cui migliaia di minori crescono in Italia senza avere accesso automatico alla cittadinanza, e in cui l’iter per ottenerla resta lungo e disancorato dal percorso reale di radicamento nella comunità, emerge con forza la necessità di un cambio di paradigma. Superare l’idea di cittadinanza “di sangue” per approdare a una cittadinanza “di fatto” – fondata su educazione, appartenenza, responsabilità – significa dotarsi di uno strumento di coesione e visione.
L’immigrazione può diventare risorsa, ma solo se incardinata in un disegno lungimirante. Occorre attrarre forza lavoro qualificata, trattenere chi arriva, offrire percorsi formativi e di riconoscimento delle competenze. Senza una cornice valoriale chiara e condivisa, però, ogni sforzo rischia di fallire. L’esperienza di alcuni modelli europei mostra che la semplice coesistenza tra culture non basta: genera enclave identitarie, fragilità sociali, instabilità politica.
In un contesto di transizione epocale, la coesione interna è un asset primario. L’Italia deve quindi elaborare un modello assimilatorio fondato su un nucleo valoriale non negoziabile, ancorato alla Costituzione e al proprio retaggio storico. Non si tratta di cancellare le origini culturali dei nuovi venuti, ma di chiedere adesione a un orizzonte civico comune. In cambio, lo Stato deve offrire strumenti reali per diventare parte attiva della comunità nazionale.
È qui che il modello romano può tornare a ispirare. A Roma eri cittadino non per nascita, ma per condivisione di norme, principi e destino. L’identità romana era civile, non etnica. Recuperare quella lezione significa proporre la cittadinanza non come automatismo né concessione, ma come traguardo: un patto fondato sull’adesione a valori condivisi. Solo così l’Italia potrà affrontare con lucidità e forza le trasformazioni in atto, restando attore credibile in un mondo che cambia.
Giovanni Teodori
Giovanni Teodori: Nel corso degli anni ha collaborato con Rai, Treccani, il Parlamento Europeo e diversi editori italiani. È autore di saggi, articoli e progetti di divulgazione, tra cui un documentario dedicato alla relazione tra territorio, storia e ambiente. Cofondatore di Itineraria Online, ne cura il coordinamento editoriale. Ha frequentato nel 2023 la Scuola di Limes.