Andrea Oddone, Fondazione Cigno ricorda il sindaco e l’uomo
A dieci anni dalla sua scomparsa
OVADA – A ricordare il sindaco Andrea Oddone, primo cittadino della città tra il 2004 e il 2014, è stata, a dieci anni dalla sua scomparsa, la “Scuola del cittadino responsabile”, l’iniziativa pubblica curata da Fondazione Cigno all’interno del salone “Padre Giancarlo” di via Cairoli. Un omaggio sobrio, com’era nello stile dell’esponente di lungo corso della vita politica e amministrativa della città, è stato consegnato alla moglie Marisa Delfino: “Tenace Sindaco del dialogo e della difesa dell’Ospedale di Ovada – si legge nel messaggio che accompagna una sua foto – e dei servizi sanitari dell’Ovadese. Testimonial di dignità, coraggio e generosità durante la malattia, motivo per te di ulteriori battaglie”.
Oddone è scomparso nel 2015 piegato da un tumore che aveva condizionato anche gli ultimi anni del suo secondo mandato. In quel momento era consigliere comunale a sostegno del primo mandato del sindaco Paolo Lantero che da lui aveva raccolto il testimone. “Ho imparato molto da lui – è intervenuto lo stesso Lantero – Sapeva analizzare i bisogni, distinguendo tra quelli collettivi e quelli personali. Attraverso la ricerca di soluzioni per i bisogni collettivi provava a dare una risposta anche a quelli personali”.
Parabola complessa
Proprio sul fronte della sanità territoriale Oddone ha vissuto la sua sfida più complessa. Anni difficili, quelli che l’allora sindaco di Ovada ha attraversato, contraddistinti da tagli anche importanti alle piccole strutture come l’ospedale di via Ruffini. Nel 2012 il declassamento del Pronto Soccorso di Ovada in Punto di Primo Intervento con il trasferimento degli anestesisti reperibili ad altre strutture della Provincia. E poi una lunga battaglia per scongiurare guai anche peggiori culminata con il riconoscimento dello stato di “Ospedale di area disagiata” che ha aperto la via a una nuova fase che peraltro ancora oggi non si è del tutto conclusa. “Oddone – ha ricordato Paola Varese, responsabile del reparto di Medicina dell’Ospedale – era anche un dipendente dell’Asl. Nell’ultima fase ha lavorato anche nel nostro reparto. La malattia era molto condizionante ma la sua determinazione nel fare quello che doveva fare è stata sempre massima”.