La città ricorda e celebra il suo primo sindaco Vincenzo Ravera
Due momenti in scalinata Roma e alla Loggia
OVADA – La presenza di due ex sindaci, Vincenzo Robbiano e Paolo Lantero, unita a quella del primo cittadino attualmente in carica, Gianfranco Comaschi, ha rappresentato la linea di continuità nella giornata dedicata alle celebrazioni di Vincenzo Ravera, sindaco della Liberazione e protagonista della fase cruciale della storia per la nascita della città libera. Una folla attenta e commossa ha partecipato in scalinata Roma alla cerimonia di inaugurazione della targa che ricorderà Ravera in prossimità della bottega da fabbro nella quale ha lavorato per una vita alternando questo impegno a quello amministrativo. “Ricordare Ravera – ha spiegato Sabrina Caneva, assessore alla Cultura del Comune di Ovada – significa mandare un pensiero a chi in quel momento storico così complesso ha volto combattere creando i presupposti per l’Ovada libera e repubblicana che conosciamo oggi”.
“A Vincenzo Ravera – si legge nella targa – Sindaco della Liberazione, la gratitudine della città di Ovada. In questo luogo ebbe la sua officina dove accoglieva i cittadini e costruiva l’Ovada libera e repubblicana”. Al termine della cerimonia lo spostamento alla Loggia di San Sebastiano dove a tracciare il profilo di Ravera sono stati la nipote Grazia Poggio, Giancarlo Subbrero, presidente dell’Accademia Urbense, Daniele Borioli, presidente dell’associazione Memoria della Benedicta, l’onorevole Federico Fornaro.
Impegno prolungato
Il convegno alla Loggia
Ravera è stato primo cittadino, reduce dalla sua esperienza all’interno del Comitato di Liberazione Nazionale di Ovada, fino al 1956. “Ravera – ha ricordato nel suo intervento Fornaro – è stato un galantuomo. E al tempo stesso è stato l’iniziatore di quella tradizione di amministrazione oculata e attenzione che ancora oggi contraddistingue questo comune. Ravera è stato comunista. Oggi quest’epiteto viene utilizzato anche come un insulto. E’ giusto ribadire il valore dell’uomo e la statura del politico”.
“Mio nonno – ha ricordato Grazia Poggio – mi ha trasmesso i valori di educazione e rispetto che oggi determinano il mio modo di essere donna. Poco prima di morire mi chiese di continuare le battaglie per le quali si era impegnato. Ci sto provando”. “Ereditò – ha spiega Giancarlo Subbrero – una citta da ricostruire, con un tasso di disoccupazione altissimo e con tanti problemi sociali”.
Fino alla fine del mese di aprile sarà visitabile la mostra allestita da Anpi per raccontare con le immagini la figura di Ravera e dei tanti partigiani che dedicarono al loro giovinezza alla battaglia per il recupero della libertà e della democrazia.