Barletti, la storia di Roberta Repetto è un monito per gli studenti
OVADA – Rita Repetto ha raccontato la storia tragica e toccante della sorella Roberta di fronte ai ragazzi e alle ragazze delle classi IV e V dell’Istituto Barletti di Ovada. Roberta Repetto è morta a 40 anni a Genova. La sorella ha ripercorso la sua vicenda che si interseca con quella del Centro Anidra di Borzonasca e ricostruito la battaglia portata avanti perchè si arrivasse a dare giustizia alla sorella.
“Roberta – ha spiegato Rita – era una ragazza intelligente, brillante, ricca di talenti, illustrava storie per bambini con i suoi acquerelli, lavorava la ceramica, aveva una sua agenzia immobiliare e insegnava yoga. Apparentemente molto forte e coraggiosa ma anche fragile. E la sua sfortuna è stata avere incontrato chi si è approfittato di questa fragilità. E può succedere a tutti di cadere in queste tele del ragno perché dal punto di vista emotivo siamo tutti fragili, non contano i titoli di studio. Se in un momento di fragilità, incontriamo chi ci promette di stare meglio ci fidiamo, semplicemente perché vogliamo stare bene”.
Parabola fragile
Roberta Repetto entrò in contatto col Centro Anidra, a Borzonasca, nel gennaio 2008 tramite un amico di infanzia per risolvere alcuni problemi di coppia: da quel momento, piano piano, si allontana dai suoi familiari, cambia abitudini fino a quando si trasferisce nel centro. Nell’ottobre del 2018 a Roberta viene praticata l’asportazione di un nevo sanguinante all’interno della cucina dell’associazione dal medico, con il supporto del guru e della psicologa del centro, senza esami specifici pre e post operatori (per esempio l’istologico), uso di anestetici e antidolorifici. La convincono a non dire nulla alla famiglia e a curarsi con “meditazione, bagni nel torrente ed assunzione di tisane zuccherate”. Due anni dopo Roberta muore all’ospedale San Martino di Genova dove arriva, accompagnata dai suoi familiari, in preda a dolori lancinanti per un melanoma plurimetastatizzato.
Grazie ai diari scritti da Roberta e al materiale raccolto, la famiglia fa un esposto alla Procura della Repubblica: inizialmente il medico e il guru vengono condannati ma poi il guru è assolto e al medico la pena viene drasticamente ridotta.
Ma Rita non si scoraggia, lotta incessantemente con la speranza che sua sorella abbia la giustizia che merita e col desiderio che quello che è accaduto a lei non succeda più a nessuno, perché in realtà distruttive possono finirci tutti: a febbraio 2023 fonda l’associazione “La pulce nell’orecchio” con la quale vuole “insinuare il dubbio, porre un interrogativo” nelle persone che vedono i propri cari invischiarsi “nella tela del ragno” e inizia la sua campagna di denuncia nelle trasmissioni televisive e di sensibilizzazione nelle scuole contro la violenza di genere e la manipolazione psicologica.
Agli alunni del Barletti Rita regala un segnalibro raffigurante un’illustrazione ad acquarello realizzata da Roberta e in cui sono elencati i 7 segnali tipici, i “7 campanelli d’allarme che ci aiutano a capire che una persona a noi cara sta entrando in un culto distruttivo”: primo fra tutti l’allontanamento dalla famiglia. commozione, in altri una grande rabbia: “Roberta si poteva salvare, Roberta deve avere giustizia”.