Un deep fake per amico
Cosa può accadere se, sui social media, si hanno come amici dei chatbot creati con l'Intelligenza Artificiale?
Alla fine di dicembre, mentre ChatGPT sbarcava su WhatsApp, in un’intervista rilasciata al Financial Times, il responsabile dell’Intelligenza Artificiale di Meta, Connor Hayes, rivelava che l’azienda sarebbe pronta a introdurre su Facebook ed Instagram migliaia di “profili sintetici” ovvero creati ed animati da Llama, il sofisticato modello linguistico dell’azienda fondata da Mark Zuckerberg, con i quali gli utenti potranno interagire attraverso Messenger o DM.
Si tratterebbe di un’innovazione rilevante non solo nell’utilizzo dei social, ma anche nell’utilizzo della AI che si vestirebbe di caratterizzazioni soggettive, ciascuna programmata per avere una propria specificità in termini di stile di comunicazione, patrimonio di conoscenze, forse di storia individuale.
Del resto, su Instagram era già stata avviata una sperimentazione simile con il lancio di chatbot legati ad alcune celebrità americane ed il successo di piattaforme concorrenti come Character.ai deve aver motivato Meta a proseguire su questa strada: perché non poter chattare con un insegnante di inglese, un istruttore di yoga, un tifoso della nostra stessa squadra, un’amica di penna lontana, anche se solo virtuale, anzi artificiale?
I rischi delle interazioni artificiali
A seguito del suicidio del figlio dopo aver chattato per mesi con un chatbot, una donna della Florida ha fatto causa a Character.ai: è solo una delle distorsioni che questa tecnologia può alimentare ed indica quanto l’iniziativa di Meta non sia esente da rischi. Per citarne due meno drammatici, si può innanzi tutto ricordare l’effetto “slop”, cioè l’invasione di contenuti online di bassa qualità creati con l’Intelligenza Artificiale che già oggi affollano Pagine, Profili e messaggi su WhatsApp. Ma soprattutto si potrebbe assistere ad una sorta di cambiamento di pelle dei social media: da piattaforme nate per favorire il dialogo fra le persone ad ambienti di monologo del singolo individuo con una macchina.
“Made with AI” è l’etichetta che deve contrassegnare ogni contenuto su Facebook e Instagram creato in questa modalità, ma resta da vedere quanto ciascuno sia capace di conservare una sana consapevolezza dell’interagire non con una persona, ma con profili programmati per compiacere, con filtri di comportamento spesso aggirabili. Come si diceva un tempo, Internet è quel luogo dove non si sa se dall’altra parte dello schermo si nasconda un essere umano o un cane. Il fatto di essere certi che vi sia una macchina non sempre rende la relazione meno insidiosa.