Miti e imprese, Stellio Sciutto racconta cent’anni di Rossiglionese
OVADA – Storia, valore popolare e protagonisti della Rossiglionese, squadra di calcio che ha tagliato il traguardo dei primi cento anni della sua vita. A raccontarne l’evoluzione è stato Stellio Sciutto, giornalista e scrittore molto conosciuto a Ovada che ha pubblicato “Rossiglionese, una storia centenaria“. Il volume è stato presentato venerdì scorso presso il Cinema comunale del piccolo centro della Valle Stura. Sciutto è stato per un certo periodo giocatore della formazione ligure, un’esperienza sportiva felice e di grande importanza.
A suo modo il giocatore ovadese ha coperto un percorso che negli ultimi anni diversi protagonisti del pallone locale hanno completato. Al di là dei ricorsi personali la storia della Rossiglionese rappresenta un esempio di passione per lo sport e forte identità locale per un calcio che ai livello superiori ha perso il sapore genuino che ha sempre avuto nelle categorie regionali.
Importanza definita
La Rossiglionese viene raccontata in tutta la sua parabola. Ad accompagnare le parole, frutto di una ricerca rigorosa negli archivi un’ampia documentazione fotografica. Foto in bianco e nero del tempo che fu tra campi polverosi tipici della Liguria e momenti memorabili. Tra le pagine giocatori rimasti scolpiti nei ricordi: Enrico Martini e Giuseppe Rizzo, Natale Odone e Aldo Ottonello, “Il Mea”, Delio Cavanna senza dimenticare lo storico capitano Aldo Brenta. Di fronte ad un buon pubblico, l’autore ha condiviso aneddoti, raccontato scenari.
“E’ un libro al quale tenevo molto – afferma Stellio Sciutto – in primo luogo il centenario di fondazione, un traguardo che è giusto festeggiare, poi il fatto che a Rossiglione sono nato e, pur essendo stato a lungo ovadese e poi acquese, al piccolo centro della Vallestura sono profondamente legato. Infine, ma per me cosa importante, è che nella Rossiglionese ho avuto modo di riprendere la mia ‘rieducazione’ al calcio, dopo che un gravissimo incidente della strada mi aveva lasciato danni permanenti e costretto ad una sosta forzata di due anni. Con la casacca delle ‘Furie’ ho militato per cinque stagioni, la prima delle quali sotto la guida di Candido Ottonello, una persona alla quale sono sempre stato riconoscente alla cui memoria ho voluto dedicare la pubblicazione”.