Tenuta Cannona, la ricerca su uve e clima parte da Carpeneto
Monitoraggio della vigna e dati
OVADA – Sarà un autunno intento e importante quello che la Tenuta Cannona di Carpeneto si appresta a vivere. Il centro sperimentale di proprietà della Regione Piemonte ha incassato l’impegno a rilanciare sul fronte di ristrutturazione e progetti. Nel frattempo la ricerca portata avanti nei laboratori si arricchirà con indirizzi nuovi. «Il clima sta cambiando – spiega Giacomo Ballari, presidente di Agrion, la fondazione che gestisce la Cannona – la viticoltura ne deve tenere conto. Ma questo non significa che non si potrà più fare un vino di qualità nell’Alessandrino».
Lo stanziamento previsto prima del voto dalla Regione ammonta a 2.5 milioni di euro. «Una sorpresa – commenta Ballari – La cifra ipotizzata in un primo momento era inferiore. Con la nuova Giunta avvieremo una veloce fase di confronto. Dai progetti si dovrà passare alla fase operativa in tempi veloci. Entro il 2026 tutti i lavori dovrebbero essere conclusi».
Scenario composito
La Tenuta Cannona da anni è un punto di riferimento nel settore vitivinicolo. Tra gli interventi indicati l’ammodernamento dei laboratori e della cantina di sperimentazioni. «Il compito della ricerca – chiarisce Ballari – è quello di fornire agli agricoltori strumenti per assicurare un prodotto di qualità con una regolarità che sia utile al ciclo economico». Il concetto è stato ribadito sabato scorso nell’ambito di “In vino veritas”, l’evento organizzato da Coldiretti per rilanciare il manifesto e le azioni di tutela dei prodotti italiani portate avanti dall’associazione di categoria.
Sullo sfondo lo scenario attuale nella produzione. La Tenuta Cannona, dal mese di ottobre, riceverà nei suoi 55 ettari di vigneto (con 22 dedicati alla viticoltura) i materiali di portinnesti costruito negli anni dal Cnrr Piemonte: le caratteristiche sono una maggiore resilienza del vitigno, un minor fabbisogno idrico.
«Questo significa – prosegue Ballari – una maggiore capacità di adattamento delle piante alle condizioni climatiche osservate in questi anni. Ma al tempo stesso anche una maggiore sostenibilità di tutte le lavorazioni».
La struttura della vite sta cambiando. Servono meccanismi di difesa dalle fitopatie che avanzano e dalle conseguenze che eventi estremi, in termini di temperature e precipitazioni, generano.
«L’innovazione – è lo strumento a nostra disposizione. Ci muoviamo in due direzioni. Il primo legato al momento attuale intende a fornire agli agricoltori sistemi da utilizzare nell’immediato. Il secondo, con uno sguardo più ampio, vuole sviluppare sistemi nuovi che garantiscano i livelli di qualità che fanno parte della tradizione della viticoltura alessandrina».
Sfida importante
Il lavoro quotidiano alla Cannona si sviluppa in diversi sensi. Sensori per i mezzi agricoli utilizzati devono fornire strumenti per ridurre i trattamenti e metterli in campo nel momento in cui le piante lo richiedono. E poi un controllo sostanze della stato di salute generale del vigneto. «I dati – prosegue Ballari – devono essere aggiornati con un’osservazione quotidiana del vigneto. La vite di per sé è una piante che ha una grande capacità di adattamento. Ma alcuni accorgimenti possono supportarla».
La strumentazione può consentire di mantenere la giusta percentuale di umidità della pianta e del terreno stesso in modo da ricreare un circolo virtuoso.
La prospettiva di più ampio periodo è l’analisi delle condizioni che chiariscano quali coltivazioni della tradizione possano essere recuperate in questa condizione climatica e quali invece debbano essere introdotte perché potenzialmente più adatto al clima dei prossimi anni.