Cinque sfide, nodi cruciali per il futuro della città
Tra spazi pubblici e prospettive
OVADA – Sono cinque sfide, da prendere in mano con velocità i primi banchi di prova per il sindaco da poco eletto Gianfranco Comaschi e la sua Giunta. Sarebbe ingeneroso giudicare quanto accaduto nell’ultimo quinquennio come se questo lasso di tempo si fosse sviluppato nella normalità delle cose. L’immagine più forte rimarrà la città vuota tra l’inverno e la primavera 2020 come naturale conseguenza del distanziamento varato in tutta Italia per contenere l’epidemia da Covid-19. Ma la città ha dovuto fronteggiare altre due emergenze che hanno lasciato segni più tangibili: l’ondata di maltempo del 2019 che evidenziò uno scenario di dissesto idrogeologico importante, l’alluvione 2021 con l’Orba che andò a colpire alcuni “gioielli” della produzione locale.
Nondimeno la città ha le sue esigenze. E su queste la nuova amministrazione, figlia diretta della precedente, sarà chiamata a confrontarsi. Obiettivo primario: proseguire in quel percorso di progressiva dismissione di vincoli ideologici del passato non più adeguati alla realtà che viviamo e rinnovamento generale. Può sembrare strano in anni in cui la politica sembra quasi un inutile orpello del passato ma l’indirizzo e la forma mentale sono le basi con le quali approcciare e affrontare la problematica specifica.
Prime sollecitazioni
La città si attende una manutenzione ordinaria e straordinaria puntuale, la fruibilità di un Geirino troppo spesso dato per scontato e solo oggi riconosciuto in un valore sociale messo a repentaglio. La distanza tra i desideri e le priorità degli amministrati e le reali incombenze per chi entra in Municipio dalla porta principale è sempre più marcata.
Ecco perché in uno scenario in cui all’orizzonte si profilano nuovi tagli alla spesa per enti di piccola e media grandezza, abbiamo provato a indicare quali potrebbero essere le sfide da affrontare in cima a un’ipotetica “lista della spesa”. In parte questi temi li abbiamo già sviluppati nel confronto tra i tre candidati ospitato su queste pagine. Le scelte, tra tanti argomenti degni di considerazione, derivano dalla mediazione tra ciò che la gente chiede e un ragionamento più ampio.
La consapevolezza generale è che la strada percorsa, seppur nelle difficoltà indicati all’inizio, avrà poco valore se non portata avanti. E il grande sforzo di rinnovamento messo in campo con la soluzione che ha portato per la prima volta a un candidato di centro sinistra non espresso dal partito di maggioranza relativa in città ora dev’essere puntellato con una visione che accantoni i personalismi, sappia essere sintesi efficace per il bene della città.
Imprese e economia
A chiedere un cambio di passo è stata Confartigianato con il documento presentato a dieci giorni dal voto. «Occorre – ha sintetizzato Giorgio Lottero, storico presidente di zona dell’associazione di categoria – un contesto generale più favorevole alle aziende locali». Tradotto: nessun aumento di imposte o tariffe nei prossimi cinque anni, semplificazione di quella burocrazia che troppo spesso sembra un dedalo infinito. E poi promozione dei prodotti locali attraverso la partecipazione a fiere e utilizzo degli strumenti digitali.
L’associazione ha avanzato anche punti che non riguardano direttamente la vita delle aziende. «Al territorio – prosegue Lottero – servono più servizi sanitari, la corretta gestione delle risorse idriche attraverso la costruzione di mini invasi». Tornando sul tema, il nodo delle infrastrutture è decisivo per connettere la nostra area al resto del mondo produttivo più lontano negli ultimi anni.
Centro storico
Una passeggiata per il centro storico cittadino offre un’immagine ben diversa rispetto a cinque anni fa. Rimane però il nodo di alcuni edifici di prestigio in cattivo stato di conservazione. A ciò si aggiunge il fenomeno delle serrande che si stanno abbassando. Il commercio è stato sostenuto in questi anni con iniziative ed eventi. C’è chi getta la spugna anche perché al termine di una parabola molto prolungata. Il rischio però è quello di perdere spazi commerciali importanti in una città che ha dimensioni troppo ridotto per sperare nell’interesse di grandi catene e brand più importanti. La promozione collettiva è forse l’aspetto più carente per un settore che, con iniziative individuali, ha avviato un processo di modernizzazione. Ne sono una testimonianza orari di apertura rimodulati sulle esigenze di una vita diversa e maggiore utilizzo del digitale. Ma questo slancio va accompagnato e incentivato.
Gestione dei rifiuti
La transizione epocale è stata varata nell’autunno 2018. A cinque anni di distanza la sfida ha prodotto un risultato tangibile che però parte della popolazione fatica a riconoscere. I costi sono saliti, difficile dimostrare, numeri alla mano, quanto l’aggravio sarebbe stato più pesante senza adottare il porta a porta spinto che ha rallentato lo sfruttamento delle discariche adibite alla porzione indifferenziata.
Una porzione minoritaria della popolazione ancora non è inserita nel meccanismo. Ne sono una testimonianza gli abbandoni che rappresentano un biglietto da visita davvero poco adeguato a una città che punta sull’accoglienza dei turisti e ad essere attrattiva. Chi in questi anni si è impegnato chiede un segnale che vada nella direzione di un “premio”. Perché la maggioranza silenziosa troppo spesso viene data per scontata e invece merita un riconoscimento.
Videosorveglianza carente
La polemica si è sviluppata tra 2022 e 2023. Di telecamere in città si parla da anni, al di là dei proclami sono arrivati solo gli occhi elettronici installati agli ingressi principali della città. La città non partecipò ai bandi gestiti dalla Prefettura per l’installazione di una nuove strumentazioni. Nel frattempo le telecamere realmente acquistate per la guardia degli accessi nel centro storico non sono mai state messe in funzione.
La città è sostanzialmente sicura. Le Forze dell’Ordine definiscono la quota della criminalità presente sul territorio “fisiologica”. Il concetto è di per sé difficile da accettare per chi si trova ad essere vittima di episodi particolari. In campagna elettorale la disponibilità a aumentare la rete presente in città è arrivata. Un servizio però presuppone la forza per gestirlo quotidianamente nel concreto. Questo lo scoglio principale per un ente che da tempo soffre per la carenza di dipendenti in vari settori, frutto delle politiche austere sviluppate in passato. La sensibilità della popolazione a questo argomento è alimentata ogni giorno dal bombardamento mediatico sul tema che contribuisce ad aumentare la percezione di insicurezza. Ma una risposta chiara deve arrivare.
Sanità e territorio
Tra inverno e primavera è arrivata la modifica dell’atto aziendale di Asl Al che ha ridefinito in “Struttura semplice di Oncologia”, il reparto di Medicina dell’Ospedale Civile di via Ruffini. La definizione rappresenta un’assicurazione su un futuro spesso apparso più di un’incognita. Il concetto di sanità è ampio e variegato. Ma è facile per la gente comune pensare soprattutto all’ospedale. In questo senso sembra tramontato l’esperimento di “Ospedale di comunità” che prima del 2020 doveva coniugare esigenze sanitarie e sociali in un approccio unico gestito in particolare dai medici di famiglia. Ed i paesi sono sempre più lontani dai centri che forniscono servizi.
In tutto questo si inserisce il Pronto Soccorso. La delibera approvata nel 2019 doveva conferire all’area adibita all’emergenza dell’ospedale ovadese un ruolo più presente. Il 118 non trasporta in via Ruffini nemmeno i codici verdi in un corto circuito tra indirizzi politici e indicazioni sanitarie che prima o poi dovrà essere affrontato. Alla finestra anche la Valle Stura costretta a sperare in un potenziamento che limiti, almeno in parte, l’isolamento che mette sullo stesso piano basso Piemonte e entroterra genovese.