Giuseppe Tortora, la mia vita tra ostacoli e barriere in città
Disabile motorio e tanti problemi
Il percorso tra l'abitazione e la sede di Vedrai
OVADA – Giuseppe Tortora è uno dei tanti ragazzi inclusi nei progetti di “Vedrai”, l’associazione che utilizza le nuove tecnologie per ridurre il divario imposto da disabilità e patologie rare. La conduzione del Tg Zero è stato forse il progetto più noto nel quale è stato coinvolto. Peccato che il tragitto che dalla sua abitazione porta alla sede dell’associazione dove sviluppa le sue attuali attività sia difficile e costellato di barriere architettoniche.
Giuseppe ce le ha indicate una per una, allargando lo sguardo a una problematica che sfugge a chi non ha problemi negli spostamenti ma è molto presente nella nostra città.
Buchi e intoppi
Tortora chiarisce un concetto molto semplice. Quello che la maggior parte dei cittadini da per scontato diventa un problema di difficile soluzione per alcuni nostri cittadini. «Tra gli ostacoli in cui m’imbatto più frequentemente – spiega Tortora – ci sono i marciapiedi dotati di piccoli scalini, che rendono la vita difficile a chi deve spingere la carrozzina, come ad esempio quello all’angolo tra piazza XX Settembre e via Torino o in corso Saracco». Aree della città centrali, l’esperienza quotidiana del nostro testimone è condivisa anche da altri che per educazione e pudore faticano a farsi avanti pubblicamente.
Ma i problemi, come detto, nascono anche nell’area percorsa più di frequente. «All’inizio di via Molare – prosegue Tortona – dove c’è una piccola cappella con la Madonnina, il marciapiede è troppo stretto: ci passo a filo e ci sono anche alcuni buchi; se la sedia che utilizzo per spostarmi si impunta in avanti ed io scivolo, rischio di finire in mezzo alla strada». In quel punto il traffico è ad alta intensità. Lo spazio per il camminamento è effettivamente molto deteriorato. Non va troppo meglio in altri punti che tradiscono il fatto di essere stati costruiti quando questo tipo di sensibilità non si era ancora fatta strada tra i cittadini e tra le normative varate in seguito per tutelare le esigenze di tutti.
Potenzialità concrete
Per Tortora la sede di “Vedrai” può quindi risultare più lontana di quanto sembri, dovendo quotidianamente fare i conti con problemi di questo tipo. D’altronde l’accesso al computer, dato per scontato da tutti noi, significa raggiungere un’autonomia operativa nuova che apre possibilità diverse. I laboratori sviluppati da Vedrai consentono ai partecipanti di sviluppare a pieno le loro potenzialità. L’attività di gruppo è una finestra sul mondo, uno modo per imparare ogni giorno anche dal rapporto con i propri compagni di scrivania
Nel frattempo non va troppo bene se si considerano alcuni locali privati. Tortora, con toni pacati, spinge a far mente locale. «Purtroppo – conclude il protagonista della vicenda – ci sono ancora vecchi locali non a norma per quanto riguarda l’accesso per disabili, anziani e mamme con passeggini. Per esempio alcuni bar all’ingresso non hanno la pedana e presentano scalini piuttosto alti che impediscono l’entrata a persone in carrozzina e passeggini. Inoltre spesso i bagni dei locali, specialmente quelli di vecchia costruzione, sono piccoli e, in alcuni casi, ancora con la turca e privi dei servizi per disabili». Una riflessione che tutti dovremmo fare, nel tentativo di costruire una realtà che sia più inclusiva. La città, che da tempo mostra una consolidata sensibilità in questo senso, deve trovare uno scatto in avanti.