Trovati Pfas nel sangue, ci sono anche valori superiori alla soglia
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ALESSANDRIA – Mentre la Provincia di Alessandria ha deciso di non costituirsi parte civile nel procedimento che dovrà delineare la posizione di due ex dirigenti Solvay accusati di disastro ambientale colposo, la Regione – rappresentata dall’avvocato Alessandro Mattioda – ha chiesto al Gup (durante l’udienza preliminare del 7 maggio scorso) di poter far valere la propria posizione di parte lesa.
E ha spiegato dettagliatamente le ragioni della domanda firmata dal Governatore Alberto Cirio con cui chiede un risarcimento danni non inferiore a 9 milioni di euro.
Mentre la Provincia di Alessandria ha deciso di non costituirsi parte civile nel procedimento che dovrà delineare la posizione di due ex dirigenti Solvay accusati di disastro ambientale colposo, la Regione – rappresentata dall’avvocato Alessandro Mattioda – ha chiesto al Gup (durante l’udienza preliminare del 7 maggio scorso) di poter far valere la propria posizione di parte lesa.
E ha spiegato dettagliatamente le ragioni della domanda firmata dal Governatore Alberto Cirio con cui si chiede un risarcimento danni non inferiore a 9 milioni di euro.
Di fronte all’emergenza inquinamento di Spinetta Marengo, nel corso di questi ultimi anni, l’Ente in questione ha avuto un atteggiamento enigmatico. Oggi, tra quelle righe depositate al Gup, si legge il rischio che corre chi è potenzialmente esposto.
Intanto, vengono sottoposti al giudice i costi per l’attività amministrativa straordinaria svolta dalla Regione per l’adozione di provvedimenti in materia di Pfas e quelli straordinari per il monitoraggio e il controllo delle acque destinate al consumo umano, degli alimenti coltivati e del bestiame allevato in zone interessate dall’inquinamento Pfas.
Si inseriscono in questo contesto le spese per i monitoraggi sanitari sulle acque destinate al consumo umano, sui pozzi privati a uso irriguo nell’area della falda contaminata.
E poi ancora, i costi del lavoro che conduce Arpa: un milione e settecento mila euro per i controlli nel periodo 2016 – 2023, nell’area in questione, e quelli di previsione futura che potrebbero arrivare a quasi 7 milioni di euro (450 mila euro annui).
Si tratta di costi quantificati da Arpa per le attività programmate e quelle che prevedibilmente si renderanno necessarie da parte dell’Agenzia in un tempo non inferiore a 15-20 anni, trattandosi di contaminanti persistenti e non degradabili (si parla di Pfas).
Si parla anche di costi quale contributo per la realizzazione di nuovi sistemi di filtrazione e nuove reti acquedottistiche in quelle aree interessate dall’inquinamento Pfas.
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La Regione specifica come l’emergenza sia ancora in corso, la cui estensione in termini di gravità e di territorio interessato risulta ancora in fase d’accertamento, ritiene che i costi si possono distinguere in spese sanitarie sostenute e da sostenere.
Nelle prime inserirebbe, ad esempio, screening sanitari e indagini epidemiologiche sulla popolazione, piani di sorveglianza sanitaria, piani di campionamento e analisi di alimenti.
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Come viene considerata la potenziale esposizione ai Pfas da Alberto Cirio in questo contesto?
«È stato accertato che l’esposizione della popolazione ad alcuni Pfas conduce a danni gravi alla salute. Un recente rapporto delle National Academies statunitensi, contiene una revisione di tutta la letteratura disponibile in relazione agli effetti sulla salute determinati dall’esposizione prolungata e a concentrazioni rilevanti di Pfas”.
Dal rapporto emerge, si legge nella richiesta di costituzione di parte civile, che vi sono prove scientifiche sufficienti per una associazione fra Pfas e riduzione della risposta anticorpale, dislipidemie, riduzione del peso alla nascita, aumento del tumore renale.
Vi sono evidenze limitate che suggeriscono una possibile associazione con aumento rischio di tumore al seno, alterazione agli enzimi epatici, in gravidanza aumentato rischio di ipertensione e pre-eclampsia, aumentato rischio di tumore al testicolo, aumentato rischio di patologie tiroidee e di colite ulcerosa».
Tra gli altri, hanno chiesto di potersi costituire anche il Comune di Alessandria e quello di Montecastello. Le difese avranno due mesi di tempo per depositare una memoria con eventuali eccezioni in merito alle richieste di parte civile.
Si torna in aula il 27 settembre: quello sarà il giorno in cui il Gup deciderà quali saranno le parti ammesse.
Al momento, non esiste uno studio epidemiologico che determini un rapporto di causalità fra una determinata patologia e l’esposizione agli inquinanti: i cittadini di Alessandria e della Fraschetta chiedono la conclusione della terza fase dell’indagine epidemiologica (eseguita dal Comune) ormai da cinque anni.