Lancio dello stoccafisso, la tradizione molarese compie 40 anni
Tra gioco e usanza popolare
Prima la competizione poi il pranzo con la ricetta originaria
MOLARE – Il lancio dello stoccafisso con il grande pranzo annesso compie nel 2024 40 anni. La prima edizione si tenne infatti nel 1983, nel 2020 l’iniziativa fu sospesa a causa del Covid. Una storia tutta molarese affonda le sue radici in antiche tradizioni del paese. A trasmetterle oggi a generazioni più giovani sono i volontari dell’Oratorio e tutte le persone che negli anni hanno collaborato. «Tutto è iniziato – racconta Osvaldo Ravera, con Claudio Pareto tra i principali organizzatori delle iniziative dell’associazione – per riempire un vuoto nella vita di comunità tra la fine delle feste natalizie e il Carnevale. L’obiettivo era quello di dare alle persone un’altra occasione di ritrovarsi».
Competizione e socialità
Il lancio dello stoccafisso nacque come necessità prima che come svago. «Per gli anziani del paese – prosegue Ravera – lanciare lo stoccafisso nella neve tra fine gennaio e inizio febbraio significava avviare il processo di ammollo. Dall’abitudine nacque il gioco dei primi lanci, senza regole particolari, per vedere chi era il migliore». Il passo alla competizione, come è stata conosciuta negli ultimi quarant’anni, è stato breve.
Ora il gioco è basato su regole e squadre composte da cinque componenti. Il percorso è stabilito sulla salita che porta alla piazza principale del paese. Un giudice di gara e un altro interno al gruppo comunicano tra loro e decretano il vincitore. L’edizione 2024 del lancio è andata in scena tra sabato 20 e domenica 21 gennaio. Domenica scorsa invece il pranzo. «Nei primi anni gli anziani ingaggiavano battaglie molto serrate. C’era anche chi barava inserendo ghiaia all’interno del pesce per aumentarne il peso e farlo volare di più. Ora lo spirito si è ammorbidito».
Sguardo al futuro
Il lancio dello stoccafisso rimane una tradizione con basi solide. Un tempo il paese si riuniva per la cena; oggi il ritrovo è fissato a pranzo.
Alla base di tutto la ricetta messa a punto da Piero Pesce e Vittoria Pareto che per anni sono stati i cuochi ufficiali. Oggi il testimone è passato proprio a Claudio, figlio di Vittoria. «Nei primi anni – aggiunge Ravera – il pesce veniva cucinato a casa di Vittoria. Alcuni volontari partecipavano alla pulitura. Nella fase successiva subentrava il cognato Piero per la preparazione». La ricetta, ancora oggi custodita gelosamente, comprende, oltre al soffritto, le olive e i pinoli. Al pesce si accompagna la polenta. Negli ultimi anni alla fase di cottura sovraintende Claudio. I volontari dell’Oratorio si alternano per servire i commensali, le donne preparano i dolci. «Fa piacere – conclude Ravera – osservare un certo ritorno dei giovani. Questo ci fa sperare che l’usanza possa andare avanti ».