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    Emendamento
    Cronaca
    Beatrice Iato  
    4 Gennaio 2024
    ore
    09:30 Logo Newsguard
    Giustizia

    Emendamento Costa: ecco i possibili rischi della ‘legge bavaglio’

    Approvato alla Camera lo scorso 19 dicembre, vieta la diffusione 'integrale o per estratto' di qualsiasi ordinanza di custodia cautelare

    ROMA – Un atto pubblico è un documento il cui contenuto può (e deve) essere accessibile a tutti.

    Anche le ordinanze di custodia cautelare lo sono; proprio quel tipo di documento per cui, con la recente approvazione alla Camera dell’emendamento Costa, scatterebbe il divieto di diffusione ‘integrale o per estratto’ da parte dei media.

    Il motivo? «Per dare maggiore garanzia ai cittadini», in virtù della presunzione di innocenza. Ma allora, viene da chiedersi, chi o cosa si occuperà di tutelare il diritto all’informazione dei medesimi cittadini? E inoltre, una giustizia totalmente trasparente non assolve già il compito di garante dei diritti dell’imputato, in particolare quello del beneficio a un equo processo?

    Negli ultimi giorni, proprio tali interrogativi hanno portato a parlare di ‘legge bavaglio’ e ‘bavaglio alla stampa’ in riferimento all’emendamento.

    Cosa s’intende con ordinanza di custodia cautelare

    Ma partiamo dal principio. L’ordinanza di custodia cautelare è il provvedimento con il quale il Giudice applica, su richiesta dal Pubblico Ministero, una misura cautelare all’indagato/imputato. In parole semplici, consiste nella limitazione della libertà personale dell’indagato in attesa di processo e ha valore immediatamente esecutivo. Nell’ambito di tale misura vanno ricomprese tanto la custodia cautelare in carcere (anche detta carcerazione preventiva) quanto gli arresti domiciliari.
    L’articolo 114 del codice di procedura penale vieta la pubblicazione letterale degli atti d’indagine, fino alla conclusione della stessa. Ma dal 2017, per «ragioni di trasparenza», a questa regola è stata applicata un’eccezione: l’ordinanza di custodia cautelare può essere pubblicata anche letteralmente una volta che è stata eseguita.

    L’emendamento Costa

    L’emendamento Costa di fatto elimina l’eccezione del 2017. È stato presentato da Enrico Costa di Azione e approvato dalla Camera il 19 dicembre scorso, con i voti della maggioranza e quelli dei gruppi di Italia viva e Azione.
    Fin dal primo momento sia l’Ordine nazionale dei giornalisti che la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, sindacato unico e unitario dei giornalisti, si sono mobilitati per chiedere al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non firmare la legge. Abbiamo pubblicato nei giorni scorsi proprio l’intervento di Stefano Tallia, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte.
    Emendamento Costa: ecco i possibili rischi della ‘legge bavaglio’

    "Bavaglio alla stampa, in pericolo le garanzie dei cittadini"

    TORINO - Alla Camera, con maggioranza ampia, è stato approvato l'emendamento Costa (dal nome del proponente, Enrico Costa, parlamentare di…

    Fnsi, con una nota, ha invitato alla mobilitazione, tramite un flash mob lo scorso 28 dicembre davanti al Senato, a Montecitorio e sotto Palazzo Chigi. L’iniziativa era stata organizzata in concomitanza con l’incontro con i giornalisti di fine anno della premier Giorgia Meloni, rinviato a oggi, giovedì 4 gennaio, alle 11.
    Si legge nella nota: «Non è una esortazione a disertare un appuntamento istituzionale al quale i colleghi vengono inviati per lavoro, ma l’inizio della mobilitazione contro provvedimenti che sanno di censura e per la dignità della professione. Prima iniziativa: una passeggiata davanti ai palazzi del potere con il bavaglio sulla bocca».

    A rischio i diritti degli stessi imputati

    Nei prossimi giorni sarà dunque verosimile aspettarsi ulteriori mobilitazioni da parte della Fnsi e di numerosi giornalisti italiani. A schierarsi in prima linea anche Il Fatto Quotidiano, come ha spiegato il giornalista Luca Sommi. Una presa di posizione in difesa del diritto inviolabile all’informazione libera e di cronaca.
    Ma non è tutto: a rischio sono anche (e soprattutto) i diritti del medesimo imputato. Condividere pubblicamente le motivazioni che hanno portato a un arresto le rende allo stesso tempo valide: gli errori, se esistenti, sono messi allo scoperto, eventuali mancanze o silenzi vengono immediatamente portati all’attenzione di tutti. La libera informazione diventa essa stessa garante della giustizia: se un’ordinanza di custodia è pubblica significa che nulla può essere tenuto nascosto.
    Di fronte a un’ordinanza di custodia cautelare ‘celata’ – di fatto un atto pubblico ma che pubblico non sarà più, con l’approvazione dell’emendamento Costa – come può un cittadino riconoscere ciò che è vero da ciò che non lo è? E soprattutto, come distinguere se giustizia è stata fatta oppure no?
    Non è forse che chi non si espone pubblicamente, ha qualcosa da nascondere? Viene da chiedersi: più che tutelare i diritti dell’imputato, non è che l’emendamento Costa «garantisca» per coloro che stanno davanti al banco piuttosto che dietro? La questione continua ad essere aperta.

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