Vendemmia, i produttori vedono il bicchiere mezzo pieno
Terminata la raccolta del Dolcetto
Dopo i mesi si apprensione per caldo e siccità
OVADA – «Il Dolcetto è un’uva che soffre particolarmente». Si lavora ancora nelle vigne dell’Ovadese per staccare i frutti che si trasformeranno in Ovada docg e Dolcetto doc. I profumi e i colori di un momento in cui si raccoglie dopo impegno, fatica e timori, lasciano spazio ad uno scenario fortemente condizionato dalle piogge e dalle temperature di maggio, dalle due settimane di caldo soffocante vissute in tutto il basso Piemonte nelle settimane centrali di agosto.
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Speranza concreta
«Non abbiamo ancora un quadro preciso ma ci sono tutti i presupposti perchè l’annata sia comunque buona». Gabriele Gaggino parla mostrando le vigne dalle quali nasce Convivio, il vino che da anni raggiunge i tre bicchieri assegnati dal Gambero rosso. «Per ora – ci ha spiegato qualche giorno fa – abbiamo staccato solo l’uva che non sarebbe andata avanti e stava solo patendo la sete. La quantità è inferiore. Tra maggio e giugno abbiamo avuto temperature poco adatte alla fioritura. La siccità è stata ancora condizionante. Il calo può essere del 25%. Il 2021 è stata un’annata eccezionale. Però credo che il prodotto sarà buono mantenendo una qualità importante anche quest’anno.
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Considerazioni diverse
«Fino alla fine di luglio le prospettive erano ottime. Il mese di agosto ha effettivamente mischiato nuovamente le carte». Federico Robbiano produce il suo Moongiardin, l’Ovada riserva di Ca’ Bensi, con quanto raccoglie tra Tagliolo e Lerma. «Le piogge seguita al grande caldo – spiega – hanno un po’ reidratato i grappoli. La certezza è che ci troveremo di fronte a gradazioni elevate e concentrazioni di zuccheri più elevate rispetto alla media».
«Quanto accaduto negli ultimi mesi dovrebbe spingere a una riflessione su metodi di produzione e regole che coinvolga tutta la Regione». Roberto Porciello mostra spesso attraverso le sue pagine social i filari e le uve che utilizza per il suo Celso, vino top per la guida “Slow Wine” 2024. «Io non sono bravissimo a leggere le annate – commenta – Ma è sempre più difficile. L’impatto dei cambiamenti climatici si sente. Tra maggio e giugno abbiamo visto la peronospera che non vedevamo da anni. Agosto ha un po’ bruciacchiato i grappoli. Ma la pioggia successiva ci ha dato una mano. Il Piemonte è molto rigido rispetto alle modalità di coltivazione. Forse l’attuale situazione suggerirebbe di prendere in considerazione pergole e irrigazione».
Un indizio su quello che succederà arriva dalla ricerca che il Consorzio dell’Ovada docg ha condotto sulle uve di 15 aziende nell’ultimo anno. I dati presentati di recente parlano proprio di effetti direttamente collegabili a sole concente e acqua in quantità minima.