Ovada docg, la mappa dei vini del territorio con l’Università
Cosa dicono i dati raccolti negli ultimi tre anni
In annate diverse e con notevoli differenza tra le diverse aree
OVADA – Il Consorzio ha ora la fotografia degli Ovada prodotti negli ultimi tre anni. Sono stati presentati ieri i dati del progetto “Increase”, la ricerca sviluppata dal 2020 con l’Università di Torino per conoscere a fondo le uve con le quali si produce l’espressione più nobile del vino del territorio. In particolare si è parlato del 2021 e del 2022, due anni molto diversi tra loro che per certi versi hanno offerto agli esperti universitari lo spunto per una riflessione più ampia. “I dati che abbiamo raccolto – chiarisce Vincenzo Gerbi, docente di Agraria – permetteranno ai produttori di fare le loro scelte con maggiore consapevolezza”. In ballo anche la grande partita del cambiamento climatico che negli ultimi anni si è fatta sentire con effetti anche eclatanti.
Ovada docg: due giorni tra celebrazioni e progetti futuri
Lavoro attento
I quindici produttori di Ovada docg coinvolti hanno fornito le uve di due annate molto diverse: molto secca quella del 2021, con temperature molto alte la successiva. Una situazione che ha posto i produttori di fronte a situazioni molto diverse e al trattamento di uve dal diverso grado di maturazione. Nel complesso il vino si è confermato un prodotto con valori medi molto alti di polifenoli, una caratteristica che va gestita nel modo corretto in cantina. L’iniziativa probabilmente andrà avanti, l’intenzione è quella di indagare le modalità di affinamento e invecchiamento del prodotto. La presentazione di ieri è stata organizzata nell’ambito degli eventi per la celebrazione dei 15 anni della denominazione che ha poi portato alla nascita del Consorzio di Tutela dell’Ovada. Tra le iniziative la presentazione di “Ovada Revolution”, l’evento di punta del consorzio per il periodo autunnale, degustazioni guidate attraverso le cantine del territorio.