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    1 Aprile 2023
    ore
    06:52 Logo Newsguard
    Ovada

    Siccità, dati preoccupanti “Piccoli comuni a rischio”

    L'Arpa delinea la prospettiva di mesi caldi difficili. E il combinato disposto con temperature sopra la media non aiuta

    OVADA –  «Noi di certo ci stiamo preparando. Ma se la situazione rimarrà questa sarà difficile far fronte a tutto». Andrea Morchio è coordinatore provinciale della Protezione Civile, in prima linea la scorsa estate sul fronte dell’emergenza siccità. Uno scenario che potrebbe presto riconfigurarsi con maggiore gravità rispetto al passato. In poche parole, ove mancasse l’acqua, potrebbero entrare in funzione le cisterne in dotazione al coordinamento provinciale. In realtà si tratterebbe di un bis di quanto già successo l’estate scorsa. Ma i dati dell’Arpa chiariscono come, in mancanza di precipitazione di un certo livello, la situazione potrebbe farsi davvero complessa.

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    Scenario complesso

    L’Arpa a inizio marzo ha chiarito come le precipitazioni del mese precedente siano state dell’80% inferiori rispetto alla media registrata nello stesso periodo tra il 1991 e il 2020. Per questo le poche ore di pioggia cadute anche sull’Ovadese, dopo gli avvisi diramati nelle ore precedenti, non sono state minimamente sufficienti a ristabilire l’equilibrio. «I centri zona non rischiano molto – prosegue Morchio – La situazione più difficile potrebbe essere registrata nei piccoli paesi o dove l’acquedotto è gestito da società consortili locali». La scorsa estate le autobotti della Protezione Civile entrarono in azione a San Luca (frazione di Molare), a Bandita e a Casaleggio. La prospettiva tutt’altro che irrealistica è che si vada nella stessa direzione. Anche perchè l’attuale deficit va a incidere su una situazione già di per sé precaria. Solo nelle zone alpine della nostra regione il deficit è stato contenuto a un 40% grazie alle nevicate registrate. «Il mese di gennaio 2023 – si legge nella relazione precedente all’ultima – ha registrato precipitazioni al di sotto della norma climatica 91-20, con un deficit medio sostanzialmente uniforme sulla regione e quantificabile in circa 20 millimetri».

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    E dire che questa situazione dura da anni. I mesi tra l’inverno e la primavera sono oramai contraddistinti dall’assenza di precipitazioni. Il moderato incremento registrato nei dodici mesi tra 2019 e 2021 è dovuto solo agli eventi fuori scala dei mesi di ottobre e novembre, con le conseguenze che ben conosciamo. Una foto di qualche settimana da spiega tutto più di mille numeri. La precipitazione cumulata dell’anno 2022 in Piemonte è stata di 611.9 millimetri, con un deficit pluviometrico di -417.6 millimetri (pari al 41%) nei confronti della media climatica del trentennio 1991-2020. L’anno solare 2022 è risultato il secondo più secco dopo il 2001. «Con tre cisterne per tutta la Provincia – fa capire Morchio – sarà difficile essere efficaci in tutte le situazioni». Un problema logistico ma anche di disponibilità dei volontari. Nel frattempo dai “piani alti” arrivano messaggi e indirizzi diversi. Un invito a evitare gli sprechi l’ha mandato Alberto Cirio, presidente della Regione. Nel frattempo l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati, che aveva già evocato un «piano Marshall» per l’acqua ha parlato di non aspettare maggio per riempire le piscine. Proprio quello che in molti casi ha contribuito a svuotare le vasche.

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