Commercio, la vitalità arriva dal settore legato al turismo

OVADA  –  In attesa del nuovo arredo urbano, delle targhe per le botteghe storiche e delle nuove panchine, in arrivo entro marzo nelle vie del centro grazie ai fondi del Distretto urbano del commercio, il «borsino» dei negozi di Ovada torna a segnare rosso. Nel 2022, in base ai dati elaborati dallo Sportello unico per le attività produttive (Suap) del Comune, la città ha perso altri quattro punti vendita. Erano 300, alla fine dell’anno precedente, scesi a 296 lo scorso 31 dicembre: 205 non alimentari, 61 di generi alimentari, 30 misti. In dodici mesi, le aperture sono state 4, insufficienti a compensare un numero doppio di chiusure (tra le quali alcune registrate d’ufficio, visto che i titolari non avevano neppure comunicato la cessazione).

I subingressi sono stati 5 in tutto: il passaggio di testimone ha impedito che si abbassassero altre saracinesche ma la staffetta è un altro segnale di fragilità. A giudicare dal numero di vetrine vuote che da tempo punteggia anche gli assi di forza dello shopping cittadino, da via San Paolo a via Cairoli, risparmiando solo in parte la più vivace via Torino, poteva anche andare peggio. Ma il calo ha compromesso l’andamento incoraggiante registrato, a sorpresa, nel 2021, quando nonostante la pandemia ancora in forze si era conteggiato un saldo positivo di 12 attività. Per la prima volta dopo molto tempo, soffre pure il comparto dei pubblici esercizi, ossia ristoranti, pizzerie, bar, da sempre una categoria solida in città: le attività sono 5 in meno di un anno fa, con 6 chiusure (anche storiche, come il ristorante I Tre Moschettieri di frazione San Lorenzo) e una sola apertura (quella del ristorante Da Pietro, resuscitato in piazza Mazzini dal giovane chef Christian Silvestri). Continua a dare segni di vitalità, invece, il comparto turistico: + 1 b&b (in totale sono 9), + 1 casa vacanze (sono 2), + 2 alloggi per le locazioni turistiche tipo AirBnb (7 in tutto), + 1 affittacamere, categoria finora assente.