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Il ridimensionamento degli anni recenti dovrebbe mettere al riparo da nuovi tagli. Ma sindaci e docenti non si fidano
OVADA – «Se i numeri sono questi, i nostri territori non dovrebbero preoccuparsi troppo». Parla in doppia veste Sabrina Caneva, al tempo stesso preside presso l’Istituto Comprensivo di Gavi e da amministratore locale (è vice sindaco e assessore al Bilancio a Ovada) animatrice dell’osservatorio creato nell’Ovadese per monitorare lo scenario dell’istruzione nei piccoli comuni. Il tema è quello dei tagli alla scuola, la legge di bilancio in discussione in questi giorni prevede nuovi accorpamenti, un modo per limitare la spesa. «Se il segnale è questo – prosegue – la direzione non è certo quella che auspichiamo».
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Battaglia difficile
Un documento approvato lo scorso settembre da dirigenti scolastici e sindaci dei piccoli paesi dell’Ovadese chiedeva una totale revisione. «Se il numero degli alunni per classe scendesse – l’estrema sintesi – sarebbe più semplice tutelare i plessi dei piccoli paesi e mettere in piedi un provvedimento complessivo senza il bisogno di andare avanti con deroghe alla legge in vigore». La direzione intrapresa sembra invece quella opposta. «In Piemonte – spiega ora la dirigente scolastica – il dimensionamento in questi termini fu fatto anni fa e le scuole furono accorpate proprio sui parametri indicati. Scomparvero le direzioni didattiche e si potenziarono i comprensivi».
Nell’Ovadese, da tre realtà si arrivò a due: l’istituto Pertini, che raccoglie i plessi del centro zona, il comprensivo di Molare che gestisce le scuole negli altri quindici paesi. Operazioni analoghe furono fatte anche nel Novese. E la critica parte proprio da questo aspetto. «Si parla di salvaguardia dei territori montani, piccole isole e territori con specificità linguistica ma non parla di territori marginali e aree Interne. Invece di rivedere i parametri e alleggerire il numero di alunni per classe si pensa ancora a grandi istituti con numeri alti». Troppo in alcune realtà che non li potranno mai raggiungere. E i sindaci sanno quanto è importante un servizio scolastico adeguato per non veder andare via le poche coppie giovani ancora decise a non vivere in aree metropolitane.
Proprio nel mese di settembre sono partite le richieste per le deroghe necessarie da comuni come Cremolino e Cassinelle, i plessi non raggiungono il limite minimo. «Stiamo facendo – chiarisce Roberto Gallo, sindaco di Cassinelle – ogni sforzo possibile per mantenere i plessi nei piccoli centri».
Realtà conosciuta
«Le piccole scuole di paese vanno salvaguardate. Sono un patrimonio sociale e culturale. Mi permetto di dire che sono spesso luoghi di avanguardia educativa. E la pandemia ci ha insegnato quanto sia importante rivalorizzare i servizi nei piccoli centri». L’appello lanciato da Sabrina Caneva è in linea con quanto espresso da più parti in questi mesi. «Sentire di nuovo parlare di scuola in termini di razionalizzazione e risparmio e’ preoccupante. La scuola non è una spesa, è la più grande risorsa che un Paese possa avere». Una realtà conosciuta fin troppo bene nei piccoli borghi che hanno visto scomparire servizi una volta dati per scontati.