“Sbagliando si impara”
"Prendere brutte decisioni è normale per l’essere umano: dobbiamo abituarci a considerare gli errori una parte ineludibile della nostra esperienza di vita."
Sono una grande fan dell’errore.
Il detto “sbagliando s’impara” è una grande verità. Forse non è più molto attuale nell’era della perfezione parlare dell’errore come opportunità di crescita ed apprendimento. Eppure è così, oggi più che mai.
Personalmente trovo questa affermazione salvifica, non solo per i bambini che crescono sbagliando, ma anche per gli adulti che, confrontandosi con l’errore, sperimentano l’equilibrio, la consapevolezza e il senso della misura.
Siamo immersi in una cultura che condanna l’errore, la quale evidenzia, con marcate linee rosse fin dai banchi di scuola, che i nostri pensieri e comportamenti non sono quelli attesi.
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La paura di sbagliare si radica in ognuno di noi, ma senza sgarri è difficile che si diventi competenti e resilienti. Senza errori è faticoso crescere.
Noi adulti abbiamo spesso la tendenza a sostituirci ai bambini affinché non facciano un passo falso, anticipiamo l’errore affinché non si verifichi, ma così facendo rallentiamo il loro naturale processo di crescita e apprendimento. Infatti credo che uno dei compiti più ardui per un genitore sia lasciar sbagliare il proprio figlio…
Eppure, si impara a camminare per prove di errori, così come a mangiare, a parlare e per ogni nuova azione o comportamento. Cosa accadrebbe se qualcuno si sostituisse in queste sequenze di apprendimento durante lo sviluppo?
Lasciare che il bambino pecchi non significa lasciarlo solo: significa tenergli la mano durante le sue esperienze di vita nel mondo, significa favorire la sua capacità di riconoscere l’errore attraverso l’autovalutazione che porta all’autocorrezione e dunque all’autonomia e all’indipendenza futura. Un bambino sicuro di sé è quel bambino che è caduto e ha saputo rialzarsi.
Contrariamente a quello che si può pensare, l’ossessione di evitare l’errore porta all’immobilità; ciò accade anche agli adulti. La vita ci ha insegnato che ogni volta che commettiamo uno sbaglio sentiamo di aver fallito. A volte, prima ancora di fare un errore, ci sentiamo paralizzati: temiamo non tanto le possibili conseguenze, ma soprattutto il giudizio negativo degli altri e in primis di noi stessi.
L’abbaglio, certo, può avere conseguenze negative, a volte anche disastrose, nella vita di tutti giorni (un incidente in auto) o in occasioni straordinarie (il lancio di un razzo andato male).
Ma se agire con prudenza è necessario per prevenire i rischi, demonizzare gli errori e lasciare che la paura di sbagliare ci blocchi nel pensiero e nell’azione è un rischio ancora più grande.
Ci sono situazione in cui evitare un errore è impossibile: quando ci troviamo ad agire in un contesto nuovo, o di grande incertezza, anche se prendiamo in considerazione diverse opzioni di comportamento, potremmo non fare la scelta giusta; oppure quando l’esito delle nostre scelte e delle nostre decisioni non dipende solo dalla nostra volontà o dal nostro controllo. Parlo delle famose “variabili”.
Quando lavoro in studio con i miei pazienti e parliamo di cambiamento, ad esempio, lavoriamo esclusivamente su ciò che è sotto la diretta responsabilità del singolo. Per non cadere nella trappola dell’immobilismo, dunque, è importante cominciare a convivere con incertezza e fallibilità, che fanno parte della vita e dell’esperienza di ognuno di noi.
Sbagliare è normale per l’essere umano: dobbiamo abituarci a considerare gli errori una parte ineludibile della nostra esperienza di vita.
A dimostrazione di ciò, il nostro cervello si evolve attraverso l’errore: l’uomo impara più dagli errori che dai successi, poiché l’inatteso provocato dall’errore facilita e rinforza l’apprendimento.
Per imparare dagli errori, bisogna però prima riconoscerli. Chi non è in grado di vederli o di ammetterli continuerà a ripeterli. Non è facile identificare una brutta scelta, a causa di un processo chiamato dissonanza cognitiva, ovvero uno stato di tensione psicologica ed emotiva dovuto al presentarsi di due idee contrastanti fra loro incompatibili.
Confessare un errore entra spesso in dissonanza con la nostra autostima e con il nostro senso di efficacia, al punto che ci ritroviamo a giustificarlo o ad attribuirlo a qualcun altro, pur di non mettere in discussione le nostre opinioni profonde che abbiamo, a fatica, costruito su di noi.
Tuttavia, l’esperienza ci insegna che solo chi non fa nulla non può sbagliare. Per questo è necessario imparare ad errare e aprire uno spazio nella nostra vita alle scelte inadeguate.
Se errare è umano, perseverare è diabolico!
Per cui, impariamo dai nostri sbagli per non ripeterli all’infinito…