Alessio Ottria “La pallacanestro mi ha aiutato a crescere”
OVADA – «La pallacanestro è uno sport da scoprire nei minimi dettagli». Per Alessio Ottria la maglia della Red Basket è quasi una seconda pelle. La sua esperienza con la palla a spicchi, complice la madre, è iniziata da piccolino. L’atleta oggi ha 17 anni ed è tra i protagonisti con l’under 19 e con la Prima Squadra.
Quando hai iniziato?
Era il 2011. Mia mamma cercava uno sport alternativo perché non apprezzava troppo il calcio. Ho così iniziato a giocare in un mondo che non conoscevo molto. Poi la passione è cresciuta.
La passione rappresenta la molla principale?
Direi di si. C’è anche da dire che sono cresciuto in un gruppo che adesso è assieme da diversi anni. Anche questo fattore ha avuto un peso importante.
Quale aspetto di questo gioco che più ti ha preso?
Fino a qualche anno fa tendevo a perdermi in un bicchiere d’acqua. Adesso invece mi rendo conto di riuscire a stare in campo con maggiore presenza e consapevolezza di quello che sto facendo.
Secondo te cos’ha portato a questi miglioramenti?
La pallacanestro è un mix di esecuzione degli schemi e capacità di prendere decisioni anche frazioni di tempo particolarmente brevi. Se ti abitui a farlo con frequenza, poi questo bagaglio te lo porti dietro anche in diversi ambiti, non solo sul campo.
Quindi lo sport ti ha aiutato anche a crescere?
Di certo a controllare le mie emozioni ma anche è stato utile anche per altre cose.
C’è un aspetto del tuo gioco nel quale pensi di aver raggiunto un buon livello?
In questi anni credo di essere cresciuto a livello fisico. Sono un’ala piccola, con i miei 180 centimetri non sono altissimo ma tengo botta.
E invece su quali aspetti sai di doverti concentrare?
La qualità delle mie scelte, soprattutto nella fasi di organizzazione del gioco nella metà campo offensiva. Ma devo anche imparare a fare scelte migliori sui tiri.
Il tuo allenatore ha avuto un passato da professionista come giocatore. Dalla panchina ha guidato edizioni importanti della Red Basket e l’Effe 2000 Genova in B. Com’è rapportarsi con lui?
Lo conosco da diversi anni. Nei primi non nascondo che ho fatto un po’ fatica. Coach Brignoli ti da tanto ma è anche molto esigente. Ma andando avanti sono entrato nell’ottica del suo approccio. Le cose quindi sono andate meglio.
Com’è stato il passaggio dal settore giovanile alla prima squadra con il confronto con gli adulti?
La differenza è evidente. In under 19 riesci a fare determinate cose, un prima è più difficile.
Mi fai un esempio?
I rimbalzi difensivi. Tra i giovani se fai il tuo “taglia fuori” fatto bene il pallone arriva. In Promozione è un po’ diverso, il confronto fisico è più serrato. E questo cambia proprio il livello del gioco.
Come ti vedi nei prossimi anni? Con la maglia della Red Basket che rappresenta sempre un valore in termini di tradizione sportiva per la città? Oppure pensi di provare a fare un’esperienza diversa.
Su questa scelta influirà anche la mia decisione legata all’università. Ma se mi iscriverò a una facoltà qua vicino , molto volentieri, continuerò a giocare in questa società. So che per un certo periodo la società ha avuto giocatori di peso e che ha fatto campionati importanti. Ma il confronto non pesa. Sono realtà e situazioni diverse. Io vado avanti sapendo quello che devo fare e con l’aiuto di tutto il gruppo.
Qual è il tuo giocatore preferito?
Draymond Green dei Golden State Warriors. Si guarda spesso a Stephen Curry e, in passato, a Kevin Durant. Ma chi capisce di pallacanestro sa quanto è importante l’approccio di squadra di Green per i successi ottenuti in questi anni.