A Rocca torna "Scintille", tra libri, cibo e filosofia
Torna la rassegna organizzata all'interno dei giardini Paravidino
Storia e letteratura nel volume presentato a Rocca Grimalda
ROCCA GRIMALDA – Un viaggio storico e letterario sul valore del cibo. A proporlo è Francesco Rebuffo, professore di storia nelle scuole superiori e appassionato da poco laureato in Scienza della Nutrizione.
Il suo volume “La cucina di Dante e Boccaccio” è stato presentato in anteprima nella prima giornata di “Scintille”, la rassegna letteraria organizzata a Rocca Grimalda.
Il libro si divide in due parti. Nella prima si sviluppa la ricerca condotta da Rebuffo sui due autori. Nella seconda sono raccolte 300 ricette di Shady Hasbun, chef e esperto di storia del cibo. «Il cibo e la visione di esso – racconta Rebuffo – connota lo stile di scrittura di Dante e Boccaccio. Nella visione dantesca è un po’ visto come colpa e peccato. Nel Decamerone è invece spesso descritto come preludio piacevole anche in funzione dell’atto amoroso».
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Non a caso il sommo poeta collocava agli inferi i protagonisti di eccessi di gola: essi nel VII canto venivano graffiati e torturati da Cerbero, il cane a tre teste. Nella novella “Chichibio”, Boccaccio vive il cibo come piacere della convivialità. «Il cuoco veneziano – prosegue Rebuffo – sottrae una delle zampe della gru che era chiamato a cucinare per mandato del suo padrone intenzionato a soddisfare le voglie di Brunetta. La donna a sua volta fa capire che solo in questo modo avrebbe concesso all’uomo le sue grazie».
Ma cosa si mangiava in quel periodo? «Le zuppe erano il piatto più comune. Solo i più facoltosi potevano permettersi la carne. Veniva cucinata per molte ore sulle stufe e insaporite con una parte delle spezie note anche prima della scoperta delle Americhe dalle quali arriveranno nuovi prodotti». Senza zucchero i dolci erano preparati con il miele.