Vini biologici e biodinamici, due realtà a confronto
È notizia di questi giorni che la Camera ha bocciato l’equiparazione dei vini biodinamici a quelli biologici. Prima di qualunque considerazione è bene ricordare che i vini “biologici” soggiacciono ad una normativa europea Reg. UE 203/2012 del 1 agosto 2012 che stabilisce i criteri in base ai quali un vino può riportare in etichetta la dicitura ed il marchio europeo “Biologico”. Tale normativa, attuata in tutti i paesi dell’unione stabilisce ad esempio dei limiti nell’utilizzo dell’anidride solforosa, SO2; il divieto di utilizzare determinate sostanze come fitofarmaci, antifungini ed altro e rimanda la certificazione ad una serie di soggetti accreditati cui il produttore deve rivolgersi per ottenerla. È previsto anche un tempo minimo di conversione dei terreni, cioè un periodo in cui l’azienda non può utilizzare il marchio biologico ma attua tutte le pratiche necessarie ad eliminare dal processo produttivo qualunque sostanza sia inserita nelle apposite tabelle della normativa sopracitata, periodo di circa 2 anni.
Detto questo giova precisare che l’agricoltura biologica e i vini certificati sono in netto aumento nelle vendite, così come gli ettari di vigneto in conversione o già in produzione biologica, segno che il mercato riconosce un valore aggiunto a questa pratica produttiva e che il consumatore è sempre più attento a valori come la sostenibilità e la salubrità di ciò che acquista.
Calendario biodinamico
Come entrano in questo discorso i vini biodinamici? Ma soprattutto cosa sono?
La biodinamica è, in sintesi, un insieme di precetti stabiliti da tale Rudolf Steiner (1861-1925), teosofo ed esoterista tedesco, che teorizzava un’agricoltura in equilibrio con l’ecosistema terrestre utilizzando le forze cosmiche e l’energia spirituale infuse nelle cose inanimate e attraverso alcune pratiche proprie dell’omeopatia.
Èì interessante notare che il termine biodinamico è un marchio commerciale riconosciuto in diversi paesi, come gli USA, appartenete alla “Demeter International”, associazione che commercializza tutta una serie di preparati che le aziende che vogliono utilizzare il marchio debbono utilizzare. Attualmente in Unione Europea tale marchio non è riconosciuto ed è oggetto di dibattito legale tra l’Unione e la Demeter.
Citando il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi:«Il marchio “Biodinamica” è di proprietà di una società multinazionale con fine di lucro, la Demeter Int., che con il riconoscimento legislativo avrebbe acquisito un vantaggio competitivo rilevante rispetto ai tanti agricoltori che con serietà, onestà e sacrificio si sforzano di rispettare i disciplinari dell’agricoltura biologica».
Non meno tenera anche la scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo: «Una pratica agricola fondata su rituali esoterici e astrologici – la definisce da sempre la senatrice a vita – se questo disegno di legge fosse stato approvato senza modifiche, l’Italia sarebbe stata il primo tra i maggiori Paesi europei a promuovere il pensiero magico in una legge dello Stato».
Marchio del Bio adottato dall’Unione Europea
Sono posizioni che condivido, unica considerazione mi sento di fare è che il risultato si debba poi vedere nel bicchiere e che, personalmente, ho incontrato spesso vini biodinamici che presentavano difetti più o meno marcati ma anche altri che esprimevano alti livelli di qualità, così come anche tra i vini a classificazione biologica.
Quello che non condivido è che, per un certo periodo, molti sostenevano che anche i vini biodinamici con evidenti difetti erano da ritenersi espressione di naturalità e che bisognasse considerare all’assaggio il metodo di coltivazione e vinificazione. Se un vino presenta dei difetti all’assaggio evidentemente qualcosa non ha funzionato e le qualità che poteva esprimere sono andate perdute e a poco serve giustificare la cosa con presunte pratiche naturali.
Ma, come detto, molti produttori biodinamici presentano vini ottimi e, alla fine, è quello che il consumatore andrà a premiare, indipendentemente dalla definizione di legge, tenendo però sempre presente che una classificazione legale, per di più emessa dall’UE, garantisce certamente di più l’acquirente.
Anche stavolta il bicchiere è mezzo pieno, di quale vino non importa ma che sia di qualità.
Salute!