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    Redazione  
    23 Febbraio 2022
    ore
    05:59 Logo Newsguard
    Ovada

    Casa e ospedale di comunità, Ovada ottiene quanto chiesto

    Soddisfazione dopo l'annuncio della Regione Piemonte

    OVADA – È arrivata qualche giorno fa dalla Regione Piemonte la conferma delle indicazioni per Ovada e il nostro territorio in riferimento alla riorganizzazione della sanità sul territorio in Provincia di Alessandria. Il prospetto riassuntivo del piano indica una “Casa di Comunità”, intesa come struttura in cui operano medici di medicina generale, specialisti, infermieri e altri professionisti della salute, nella sede dell’Ospedale vecchio di via XXV aprile.

    Nel documento è comparsa per la prima volta anche la voce dell’Ospedale di Comunità, la struttura già avviata al secondo piano del presidio di via Ruffini poi ridestinata alla gestione di pazienti Covid-19 a bassa intensità.

    Nuova prospettiva

    «Tutto confermato – il commento del sindaco, Paolo Lantero – rispetto a quanto era già stato prospettato qualche mese fa». L’ipotesi di creazione della Casa di Comunità all’interno del Sant’Antonio si era sviluppata attraverso l’interlocuzione tra Consorzio Servizi Sociali e Distretto Sanitario nella prima parte del 2021. Come un fulmine a ciel sereno era però arrivata in autunno l’indicazione, da parte dell’Asl Al, dell’ospedale civile di via Ruffini.

    Casa e ospedale di comunità, Ovada ottiene quanto chiesto

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    Un declassamento apparso inaccettabile per un territorio che si è mobilitato. Dopo un sopralluogo al Sant’Antonio dell’attuale direttore generale Luigi Vercellino, una serie di incontri tra dirigenti Asl, rappresentanti degli enti locali e assessorato regionale alla Sanità il ritorno al primo progetto.

    Cure e prestazioni

    Lo stesso ospedale di comunità di fatto non è mai stato accantonato. L’Asl però si è riservata di riavviare l’esperimento partito nella primavera 2019, nel momento in cui ci sarà la disponibilità del personale, il vero nodo da sciogliere. Possibile che l’area stessa dia aggiornata alle nuove esigenze manifestatesi negli ultimi mesi con una destinazione d’uso diversa rispetto a quella già individuata.

    La stessa Regione lascia un certo margine di manovra con la definizione di “struttura della rete territoriale a ricovero breve e destinati a pazienti che necessitano interventi sanitari a bassa intensità clinica”. In un primo momento la struttura doveva essere basata su un forte coinvolgimento dei medici di famiglia che si è concretizzato solo in parte. Da qui l’esigenza di immaginare un futuro leggermente diverso da quello prospettato.

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