Alessandria, deposito nucleare: un anno di battaglie
Il 5 gennaio del 2021 la notizia del sito nazionale. Gli sviluppi
Seminari, consultazioni pubbliche, approfondimenti: tante le osservazioni presentate, ma restano i dubbi
BOSCO MARENGO – E’ tempo di attese per la provincia di Alessandria e per tutti quei siti comparsi ormai oltre un anno fa sulla Cnapi, la carta delle aree potenzialmente idonee a ospitare il Depostito Nazionale, atto a smaltire i rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, attualmente stoccati in depositi temporanei, presenti nei siti degli impianti nucleari disattivati, dove Sogin sta portando avanti le attività (spesso discusse e discutibili) di decommissioning.
Dopo una prima fase di consultazione pubblica e il Seminario Nazionale online, al quale hanno partecipato cittadini, comitati, associazioni, sindaci e studiosi appartenenti alle aree e ai territori individuati da Sogin, l’anno 2021 si è concluso con la restituzione degli atti conclusivi dell’atteso seminario, atti sterili che non hanno né chiarito né sollevato le sorti della regione Piemonte, nonostante il peso della mozione presentata e largamente approvata alla Camera lo scorso aprile per escludere dal progetto l’Alessandrino, le sue aree Unesco e tutte le zone agricole di pregio.
Per quel che riguarda Bosco Marengo, il comune nel mirino per caratteristiche e posizionamento in graduatoria, i dubbi restano aperti.
Il Comitato Bosco Libero dal Nucleare, in prima linea nella lotta al ‘no deposito’, ha presentato nella seconda fase di consultazione pubblica ulteriori osservazioni tecniche. Osservazioni oggettive, di carattere strutturale, geologico, accuratamente legate alle caratteristiche fisiche del terreno delle aree individuate da Sogin.
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Queste le osservazioni prodotte dal comitato, con a capo Roberta Tornielli: “Il fatto che non si tratti di un semplice magazzino “passivo” per lo stoccaggio di materiale è marcatamente evidenziato dal fatto che il progetto considera la possibilità che all’interno del deposito si possano instaurare alte temperature che rendono necessari impianti di refrigerazione, e prevede il trattamento di acque di decontaminazione, la realizzazione di un pozzo di decontaminazione e il controllo dei rilasci all’esterno, come si legge nelle guide tecniche e come evidenziato nell’intervento di “privato cittadino” nel documento “restituzione lavori – plenaria di chiusura lavori – addendum”.
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E ancora: “Nell’affrontare problematiche così importanti e complesse, che si ripercuotono su un arco temporale lunghissimo, devono essere sempre privilegiate le scelte che si ispirano al “principio di precauzione”, alla tutela e salvaguardia dell’ambiente. È probabilmente nel rispetto del principio di precauzione che la Francia e la Spagna hanno scelto di costruire i depositi su roccia in posto o potenti strati di argilla: siti ben diversi dalle aree potenzialmente idonee AL-1 e AL-2, che sono ubicate su depositi alluvionali caratterizzati da marcate criticità stratigrafiche e sono privi di barriere geologiche, come già evidenziato dal Comitato, dall’Università di Genova e dai Comuni nella prima fase di consultazione pubblica”.
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Tema caro, quest’ultimo, all’attivista e studioso boschese Piero Mandarino che conclude così: “Forse delle vere risposte da parte di Sogin non arriveranno mai, ora attendiamo il passo successivo, ovvero la Cnai, ormai è questione di tempo”.
Il Piemonte, con i suoi 7 siti selezionati (5 dei quali in provincia di Alessandria), attende con il fiato sospeso lo step successivo: la Cnai.