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    Valery
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    Andrea Boscaro  
    27 Dicembre 2021
    ore
    09:53 Logo Newsguard
    Meme

    Valery Brumel, chi era costui?

    Non tutti conoscono Valery Brumel, ma i più fra noi sanno che il salto in alto, all’inizio delle Olimpiadi moderne, richiedeva muscoli delle gambe possenti perchè la tecnica che prevaleva era “ventrale” e questo atleta russo degli anni ’50 ai suoi tempi eccelse come ancora oggi è possibile vedere nelle foto e nei video dell’epoca.

    Poi accadde qualcosa: qualcuno, che mi piace immaginare con i capelli bianchi e la tuta blu, sostituì la sabbia ed i trucioli di legno su cui un tempo atterrava Brumel con i moderni materassi e, da allora, tutto cambiò.

    L’innovazione, potremmo dire con un parallelismo, non è il cambiamento della tecnologia: quest’ultima si evolve per ragioni proprie. L’innovazione è data dalle opportunità che si aprono in virtù delle soluzioni che nuove tecnologie consentono ed è quindi frutto non di aspetti tecnici, ma organizzativi e culturali: sono i materassi infatti ad aver consentito al ben più noto americano Dick Fosbury di adottare il moderno “salto di schiena” e di innalzare di parecchi centimetri il record del mondo.

    La tecnologia cambia le regole del gioco non solo perché ci permette di fare le stesse cose in modo più efficiente: pensiamo alla posta elettronica o agli instant messenger. Ma anche, e forse soprattutto, perché opera in via strumentale, creando le condizioni per introdurre nuove soluzioni e nuovi comportamenti.

    La tecnologia cambia le regole del gioco perché è pervasiva nelle nostre vite e crea le condizioni, in via diretta ed in via strumentale, perché i comportamenti costantemente si rinnovino. I tool di collaborazione online ad esempio, come Dropbox o Slack, non servirebbero a nulla se non alimentassero processi di carattere culturale ed organizzativo volti a permettere alle persone di lavorare con più profitto insieme.

    Per questo l’innovazione oggi può avere un carattere non solo distruttivo – secondo le dinamiche descritte dal “Dilemma dell’Innovatore” Clayton Christensen – ma, grazie ad un’adozione tecnologica diffusa, può presentare anche dinamiche educative e favorire cambiamenti che anzichè travolgere le catene del valore, ne alimentano la crescita e ne supportano la sopravvivenza.

    Pensiamo all’introduzione delle moderne tecniche di e-commerce omnicanale percui il digitale non rappresenta solo una forma di disintermediazione della filiera, ma una freccia nella faretra delle imprese per mettere in luce il fattore distintivo del punto vendita e della relazione interpersonale. Pensiamo alle opportunità offerte dell’Internet of Things e dalle conseguenti opportunità di integrazione fra i processi produttivi.

    La discriminante – anche di fronte ad una disponibilità sempre più ampia ed abbondante di tecnologia – è dunque data dalla volontà di ciascuno e dagli assetti organizzativi che possono incentivare l’apporto al miglioramento costante da parte di tutti.

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