“Bretella Predosa? L’ho progettata nel 1987”
Riccardo Cassina, noto imprenditore acquese, da trent?anni in attesa dell?inizio lavori
ACQUI TERME – «Nel 1987 ero presidente e socio di tre imprese di lavori stradali: la Strade SPS, la Itef Srl e la Erro Strade srl – racconta Riccardo Cassina, classe 1937, noto imprenditore acquese – Con i miei soci Eugenio Bagone e Agostino Corte, visti i progetti della tangenziale di Strevi decidemmo, a nostre spese, di predisporre e proporre all’Anas e alla Regione Piemonte il progetto per la costruzione del raccordo stradale fra Strevi SS 30 e Predosa A26 con il relativo casello per l’entrata e uscita dalla A26 Voltri- Gravellona».
“All’inizio tutti entusiasti, poi…”
Fu uno studio serio, approfondito, con rilievi sui terreni, riprese aerofotogrammetriche e progettazione dettagliata. «Predisponemmo tutti gli elaborati compresi di computi metrici estimativi di tutta l’opera di circa 10 km – tiene a precisare – una strada a scorrimento veloce (non un’autostrada) a due corsie, parallela all’antica via Aemilia romana». Entusiasmo dagli enti locali, a tutti i livelli: Comuni e Regione si organizzavano per la presentazione del progetto. «Tutto procedette tra brindisi ed applausi – ricorda Cassina – Però non fu fatto nulla. Alle mie richieste del 1988 e 1989 fu data la risposta: “Per il momento non sono disponibili finanziamenti’”.
Un ‘momento’ che dura da trent’anni. Ciclicamente nell’Acquese si cita il raccordo con l’A26 ogniqualvolta si imputa la crisi di un settore economico all’isolamento logistico. Il comparto produttivo o anche quello termale-turistico potrebbero ricevere un salvifico abbrivio dalla nuova ‘fettuccia’ asfaltata. «Per raggiungere la A26 oggi si deve percorrere o la SP30 tortuosa, lenta e sovraccarica di traffico o raggiungere Ovada scavalcando il Cremolino. I tempi di percorrenza sono di poco inferiori a quelli di quando si viaggiava nelle carrozze con i cavalli!».
L’appello è di riprendere in mano il progetto. «Anche alla luce dei tagli alla Sanità locale che obbligano a spostarsi verso Alessandria o Novi Ligure – conclude Cassina – Mai come in questo periodo è possibile intercettare i finanziamenti europei. Il termalismo acquese oggi è morto e con lui sta morendo la città».