Disturbi dell’alimentazione, arriva la “Rete” della Regione
TORINO – Su proposta dell’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, la Giunta regionale ha approvato il documento di revisione dei setting assistenziali e dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi dei servizi regionali per la prevenzione e cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, costituendo la Rete dei servizi regionali per la prevenzione e cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, con sei livelli di presa in carico e cura del paziente: centro esperto regionale, livello di base (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta), livello ambulatoriale di primo livello, livello ambulatoriale complesso/semiresidenziale, livello ospedaliero (emergenza e posti letto dedicati di riabilitazione) e comunità terapeutica.
«Poniamo rimedio in Piemonte a una situazione che vedeva attive alcune sedi di cura dei disturbi dell’alimentazione – osserva l’assessore Icardi – ma non ancora una capillare e integrata rete regionale per la cura ambulatoriale, ospedaliera e riabilitativa. Il trattamento delle patologie legate ai disturbi alimentari richiede il coinvolgimento di varie competenze professionali anche specialistiche (psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi clinici, nutrizionisti, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, endocrinologi, ginecologi) e necessita pertanto della definizione di un quadro di interventi integrati, con il coordinamento di professionalità qualificate e con l’eventuale integrazione di pubblico e privato accreditato. La nuova rete di intervento è completa in tutti i vari livelli di assistenza, attua un percorso di cura appropriato e ottimizzato sul piano delle risorse impiegate, sia per quanto riguarda le fasi del ricovero ospedaliero, sia per quanto riguarda la presa in carico sul territorio, anche in funzione del contenimento di una rilevante mobilità passiva».
Anche la formazione
Alle Aziende Sanitarie territoriali ed ospedaliere viene chiesto di promuovere programmi formativi in materia di trattamento dei disturbi del comportamento alimentare per gli operatori sanitari, aprire un centro per terapia ambulatoriale specialistica presso ogni azienda sanitaria e un centro di terapia intensiva di secondo livello in ogni quadrante (Asl Città di Torino e della provincia; Asl Novara, Vercelli, Biella e Vco; Asl Cn 1 e Cn 2; Asl Asti e Asl Alessandria), attivare presso ogni ospedale il “codice lilla” per l’accoglienza, il triage, la valutazione ed il trattamento del paziente con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, attivare almeno 2 posti letto dedicati in ogni quadrante per i ricoveri urgenti e almeno 8 posti letto presso il centro Esperto regionale collocato presso l’Azienda ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino, e individuare, per la riabilitazione, posti letto dedicati ove, superata l’emergenza nei reparti di degenza intensiva, le persone affette da disturbi alimentari possano proseguire cure h24.
Complessivamente, il fabbisogno territoriale viene aggiornato con tre strutture riabilitative per anoressia e bulimia con comorbilità psichiatrica accreditabili, mentre la struttura Villa Giulietta di Prunetto risulta autorizzata per 20 posti letto più 2 di pronta accoglienza quale Comunità riabilitativa educazionale per i disturbi da binge eating e obesità.
La paura nei numeri
«Secondo gli ultimi studi – informa Icardi – in Piemonte si calcola che le persone afflitte da tutte le forme di disturbo alimentare siano oltre 200mila. I quadri diagnostici più gravi come anoressia nervosa e bulimia nervosa nelle stime più basse hanno una prevalenza di 0,5% (anoressia nervosa) e 1,2% (bulimia nervosa). Significa che in Piemonte si possono stimare circa 20mila persone affette da anoressia nervosa e più del doppio da bulimia nervosa in differenti fasi di cura e in differenti forme di gravità».
In particolare, l’incidenza stimata dell’anoressia nervosa è di almeno 8-9 nuovi casi per 100mila persone in un anno tra le donne, mentre è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi per 100mila persone in un anno, tra gli uomini. Approssimando il dato a 10 nuovi casi per 100mila in tutta la popolazione piemontese, significa che in ogni anno si verifica un numero di nuovi casi atteso di 431 ragazze e ragazzi affetti da anoressia nervosa, il 30% circa richiederà cure intensive ospedaliere e nel 40% dei casi può non bastare un solo ricovero.