Legambiente: «Cnapi pronta da tempo, ora confronto con i territori»
"Lista finalmente pubblicata. Verificheremo con scrupolo l'attendibilità dei criteri"
OVADA – La Carta delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) ad ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari è stata pubblicata (martedì 5) anche grazie alle pressioni esercitate dalle associazioni ambientaliste sul Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico. «La Carta era pronta da tempo – dichiarano da Legambiente Ovadese Valli Orba e Stura – ma continuava ad essere secretata e a prendere polvere nei cassetti dei Ministeri. Alla fine del 2020, quindi, le associazioni e i comitati ambientalisti dei territori di Vercelli e Alessandria hanno intensificato le pressioni sui due Ministeri affinché dessero il nulla osta alla pubblicazione».
Sogin (la società statale che ha il compito di gestire l’«eredità nucleare» italiana) aveva ricevuto l’incarico di predisporre la Cnapi già cinque anni fa. Legambiente Ovadese fa notare, però, come in tutto questo arco di tempo da parte delle amministrazioni comunali non sia stata sollevata alcuna questione, «probabilmente perché più interessate a farsi erogare dallo Stato le “compensazioni” che non a sollecitare l’attuazione del Programma. Che i siti di Saluggia, di Trino e molti altri, come Bosco Marengo e Tortona, in cui da decenni sono “temporaneamente” stoccate le scorie radioattive italiane non siano idonei ad ospitarle è noto da tempo. Perlomeno: è noto alle associazioni ambientaliste e ai comitati, soprattutto nel Vercellese e in provincia di Alessandria, che da decenni premono affinché il nostro Paese individui un luogo “meno inidoneo” in cui immagazzinarle».
In base a quanto preventivato da Sogin la realizzazione dell’impianto che andrebbe a occupare ben 150 ettari di terreno prenderebbe il via nel 2025. Le aree individuate sono al momento 67. Nel programma sono previsti alcuni mesi di consultazione dei territori e delle amministrazioni locali. «Siamo solo all’inizio, ma un primo passo è stato fatto. Si apre ora una fase importante: nei prossimi quattro mesi – fa sapere Legambiente Ovadese – associazioni e cittadini potranno valutare le aree individuate, capire perché sono state scelte, proporre osservazioni e partecipare quindi alla prevista consultazione pubblica. E di lavoro nell’alessandrino ce ne sarà parecchio, visto l’inspiegabilmente elevato numero di siti individuati».
Nei prossimi mesi, quindi, le associazioni ambientaliste si impegneranno «a verificare rigorosamente, insieme alle popolazioni interessate, che i criteri che hanno portato alla individuazione di questi siti potenzialmente idonei siano stati applicati correttamente, con la consapevolezza che, prioritariamente, il nucleare da Saluggia e Trino debba andar via al più presto, e con l’esperienza di chi ha visto il Piemonte essere costretto ad ospitare quello che di fatto è oggi il deposito nazionale per il nucleare, e con la determinazione di impedire che ciò possa costituire un comodo presupposto per realizzare qui il deposito nazionale ufficiale».