Natale del passato, tre lire per una sedia a teatro
OVADA – «Sotto Natale comparivano sul banco quelle tutte imbrillantate con l’albero e col presepe; comparivano i bei fogli dai bordi traforati, ricamati, delicati a volte come un pizzo, per la letterina da scrivere al Bambin Gesù». Così la scrittrice Camilla Salvagoraggi descrive il bancone della Cartoleria Maineri, ben nota per le cartoline del passato, agghindato in vista di un Natale di tanti anni fa. «Le case della povera gente – prosegue – in quegli anni non conoscevano altro addobbo natalizio: un festone di carta nuova, e il ginepro nell’angolo, decorato alla vigilia con qualche noce fasciata di stagnola, qualche caramella e qualche cioccolatino».
Passatempi e esibizioni
Nel primo dopoguerra era il Torrielli di via Cairoli, tradizionale teatro poi divenuto cinema e ora dimenticato da troppo tempo, il centro pulsante per le rappresentazioni. Un’usanza molto diffusa anche durante le feste di Natale. Al Torrielli erano solite arrivare le compagnie più disparate, tra quelle abituate a esibirsi lontane dai palcoscenici delle grandi città. Nel 1926, si legge nelle cronache dell’epoca, giunse a Ovada la Compagnia Drammatica “Città dell’Aquila” diretta da Giovanni Panipucci. A scriverne fu il Giornale di Ovada, unico organo di informazione rimasto attivo, dopo la sospensione imposta alle pubblicazioni al Corriere delle Valli Stura e Orba. La compagnia si esibì in città fino all’8 gennaio. Attori e mestieranti alloggiarono in piazza Garibaldi, distribuiti tra l’Albergo Universo del banchiere Santino Carosio e il Vittoria della famiglia Murchio. Per la rappresentazione della sera di Natale andò in scena “La fiaccola sotto il moggio” di Gabriele D’Annunzio. «Tre pienoni si ebbero le sere del 24 25 e 26 – si legge nelle cronache – Tuttavia in settimana il pubblico è sempre alquanto scarso, ed è un vero peccato perché è proprio nei giorni feriali che si ha modo di gustare dei lavori pregevoli eseguiti magistralmente dalla brava compagnia». Famiglie sempre costrette a fare i conti anche con le ristrettezze economiche quelle ovadesi. I prezzi per i posti oscillavano da tre lire per quelli semplici, cinque per le poltroncine e sette per le poltrone. Ma il pubblico tendeva a prediligere rappresentazioni allegre. Tra le rappresentazioni proposte “Felicità coniugale”, tre atti brillantissimi di Valabreque, “Tristi amori”, capolavoro in tre atti di Giuseppe Giacosa e “I pezzenti del mare”, dramma storico in cinque atti di Felice Cavallotti.