Caccia in zona rossa? “Il solito favore ingiustificato”
Secondo le associazioni animaliste sarebbe proprio l'attività venatoria la causa del proliferare di cinghiali
C’era da aspettarselo che la richiesta di riaprire la caccia in tempo di soft lockdown avrebbe scatenato le ire degli ambientalisti. La protesta, infatti non si è fatta attenere. “Sgomento e incredulità”. Per il ‘Tavolo Animali & Ambiente’ costituito dalle maggiori sigle animaliste e ambientaliste, la decisione della Regione Piemonte di autorizzare in zona rossa l’attività venatoria è arrivata inaspettata. “La richiesta, in iniziativa congiunta con la Lombardia, è stata inviata dall’assessore Marco Protopapa e dal collega lombardo Fabio Rolfi (entrambi Lega), giustificandola con la motivazione che “l’attività venatoria potrebbe essere svolta in totale sicurezza e nel pieno rispetto delle restrizioni imposte da Roma”.
Quello che forse dà più fastidio agli animalisti è il fatto che gli assessori abbiano equiparato la caccia all’attività sportiva all’aperto. “Secondo l’assessore Protopapa sospendere la caccia rischia di avere impatti negativi sul fronte ambientale perché “consente di contenere la proliferazione della fauna selvatica”.
“La proliferazione dei cinghiali è dovuta proprio all’attività venatoria”, scrivono gli animalisti, “Per le altre specie la caccia è causa di estinzione”.
Per la portavoce Rosalba Nattero è l’ennesimo favore ai cacciatori, giustificato da dubbie motiviazioni ambientali. L’attacco finale è tutto politico: non è la prima volta che le amministrazioni di centrodestra favoriscano la caccia, aumentando le specie da mettere in carniere.