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    Redazione  
    4 Ottobre 2020
    ore
    05:11 Logo Newsguard
    Ovada

    Fratelli Marchelli, cento anni di storia della città

    L'impresa è stata protagonista del cambiamento e dell'evoluzione dell'edilizia

    OVADA – Aveva un aspetto decisamente diverso da quello attuale il corso Martiri della Libertà in cui Paolo Marchelli nel 1920 diede vita al primo magazzino di un’azienda che prosegue la sua attività ancora oggi. I suoi cent’anni la “Fratelli Marchelli” li ha celebrati di recente, un traguardo che Riccardo «Ico» Marchelli ha voluto dedicare idealmente a chi si è avvicendato nel lavoro. E nel 1920 la via del magazzino aveva anche un altro nome, in ossequio alla Monarchia, per celebrare la Regina Margherita. Paolo lavorava le «cementine», piccole piastrelle colorate esagonali che hanno contribuito a dare forma alla città, per un’azienda consolidata. Aveva però il sogno di mettersi in proprio.

    Epopea di famiglia
    «Ogni generazione ha dovuto reinventarsi, adattare l’attività dell’azienda ai tempi che cambiavano. Questo è il vero segreto». «Ico» nell’ufficio dell’attuale sede aziendale di via Galliera ha le foto di tutti. Paolo, papà «Giuse» e zio «Feli» che hanno ricostruito tutto dopo la guerra, il fratello Corrado, scomparso qualche anno fa.

    Il primo successo
    «Paolo vendeva le cementine, certo, ma aggiunse poi sabbia, i mattoni, il cemento. All’epoca, i clienti arrivavano a Ovada a caricare i materiali sui carri trainati dai buoi». Nessuno immagini l’attuale visione della città. La capacità negli affari permise a Paolo si elevare di un piano il magazzino. Nacque così la palazzina che per tanti anni ha ospitato l’Insomnia. Nel frattempo le piastrelle erano state utilizzate anche per la costruzione della scuola “Damilano” di via Fiume. Un omaggio a tanti bambini che negli anni si sono divertiti a cercare di non calpestare i bordi con le loro scarpe.
    La guerra fu un capolinea importante. «Tutti ebbero problemi economici, nonno non fece differenza in questo». E così la palazzina fu venduta. Nel 1945 quando la fine del conflitto lasciò spazio al ritorno alla vita normale il trasferimento nell’attuale sede di via Galliera.

    Imprenditori bambini

    Dopo l’improvvisa morte di Paolo, Giuseppe e Felice si rimboccarono le maniche: avevano 17 e 15 anni. Il boom economico diede una mano. Non solo cementine ma anche sabbia e graniglia recuperata nei torrenti. A dare una mano il cugino Paolo. E intanto Ovada cambiava aspetto negli anni ‘60. «Non sempre in quel periodo i palazzi costruiti hanno migliorato le cose» riconosce Riccardo che all’inizio degli anni ‘90, con Corrado, ha dovuto fare i conti con la crisi dell’edilizia. «Oggi non si costruisce quasi più – spiega – solo ristrutturazioni. Si sono fatti strada materiali più moderni. La grande voglia di “fai da te ci dà una mano». Le cementine però sono ancora un tassello importante, come elemento di design. Filo conduttore tra l’Ovada che è stata e quella che sarà. Un omaggio indiretto al cuore e alla professionalità.

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