Limiti ai locali notturni: «Ovunque ci sono assembramenti: è assurdo»
Il settore (anche in provincia) è in forte crisi e si sente discriminato
Le discoteche restano chiuse e i luoghi del divertimento «sorvegliati speciali». Per il Governo e i consulenti scientifici i locali notturni restano i luoghi in cui gli assembramenti, quindi il rischio di trasmissione dei virus, sono più probabili. Così si spiega quello che gli operatori del settore vedono come un vero e proprio accanimento ingiustificato.
DISTANZE, MA DOVE?
Perché distanze doppie nei locali? Se lo chiede Mike Patitucci, storico uomo della notte alessandrino, questa volta in veste di presidente provinciale dell’associazione che raggruppa le imprese della categoria «intrattenimento». Par di capire che non sia tanto una questione di regole uguali per tutti, ogni attività ha esigenze differenti. L’importante, però, è che vengano rispettate.
«Treni, autobus, ma anche in spiaggia o sotto i portici: in pochi rispettano alla lettera le distanze e l’uso della mascherina. È cambiato qualcosa nei luoghi affollati? Poco o niente. Dopo una prigionia forzata i ragazzi li tieni in casa solo con una tempesta… Bisogna essere realisti e capire anche il ruolo dei locali. Ci sono Prefetti che chiedono la riapertura dei luoghi di ritrovo proprio per un maggiore controllo delle folle, che in quel modo possono essere tenute d’occhio e in caso di contagio intervenire su un numero definito di persone. Ora i ragazzi sono ugualmente in giro, ma senza verifiche».
SUDORE E PROMISCUITA’
Niente da fare, il «no» all’apertura delle discoteche, con ennesimo decreto, resta in vigore. Il presidente del consiglio Giuseppe Conte è d’accordo con il suo pool di esperti, secondo i quali «per tornare a ballare, sudati e appiccicati, scambiandosi talvolta i bicchieri, si deve aspettare che il numero dei contagi diventi molto inferiore a quello attuale».
Una descrizione che potrebbe andare bene anche per un bar o per un gruppetto di ragazzi annoiati che bevono e ascoltano musica sulla panchina nella piazza del paese.
La preoccupazione è per un’economia intera – lo svago – che resta al palo, in attesa di tempi migliori. Intanto gli stagionali stanno a casa.
AUTUNNO «CALDO»
«La stagione estiva è già cominciata in ritardo, a metà, speriamo che la prossima inizi senza problemi», considera Patitucci. «La stragrande maggioranza di noi lavora molto tra settembre e dicembre, poi l’attività cala progressivamente, sia a causa del freddo e del gelo, sia perché con la bella stagione le abitudini cambiano. Ci aspettiamo che il 15 settembre non ci siano altri divieti, altrimenti per noi sarà difficilissimo».
Quello che si chiede è «un segnale forte» da chi ci governa: «Se ci prolungano l’apnea non ritorniamo più a galla» è la metafora che rende l’idea di come vivano adesso molti operatori, ma anche impresari, artisti, baristi e ovviamente i fornitori alimentari dei locali. L’ossigeno di cui si ha bisogno sono, naturalmente, aiuti economici: «Continuiamo ad essere una categoria dimenticata, come se la movida fosse davvero il male assoluto».