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    Redazione  
    2 Giugno 2020
    ore
    00:29 Logo Newsguard
    Ovada

    Insegnare musica via Skype: così la Rebora diventa scuola digitale

    Con la chiusura delle aule imposta dall’emergenza le lezioni sono andate avanti con nuove formule

    OVADA – «Abbiamo riorganizzato l’offerta delle lezioni per non lasciare i ragazzi soli in questo periodo. I docenti ci hanno messo un grande impegno. L’obiettivo è stato quello di non lasciare l’anno a metà». Così Andrea Oddone, direttore artistico della scuola di musica “Rebora” descrive il lavoro portato avanti dal mese di febbraio.

    «Per noi è stata un’avventura». Irene Viglietti, insegnante di pianoforte, e Stefano Resca (batteria) sono due esempi delle operazioni portate avanti di recente. «Noi pianisti, siamo abituati all’imprevisto – racconta Viglietti – proviamo spesso le nostre esecuzioni sullo strumento di casa, studiando ore, ma quando ci spostiamo ci troviamo di fronte ad un pianoforte diverso con cui dobbiamo entrare in sintonia e “cavarcela”. Per questo credo che questa forma mentis sia stata fondamentale anche di fronte alle recenti difficoltà». La lezione si svolge tramite piattaforma Skype, con l’inquadratura fissa sulle mani del ragazzo in esecuzione del pezzo. «Così – spiega la docente – riesco a cogliere eventuali problemi di postura della mano e girando la telecamera faccio vedere le mie come esempio».

    I collegamenti sono stati utili anche grazie alla grande collaborazione dei genitori, specie quelli degli allievi compresi tra 6 e 8 anni. Ad integrazione l’insegnante ha realizzato video per il ripasso delle tecniche insegnate. Una riorganizzazione difficile anche quella da affrontare per proseguire nell’insegnamento della batteria. «Lo strumento ha bisogno di spazi ampi che molti non hanno – chiarisce Resca, con un filo di ironia – C’è poi l’aspetto dei vicini di casa da gestire. Devono essere accondiscendenti anche se abbiamo programmato le lezioni nelle ore centrali del pomeriggio».

    Tecnica ma anche educazione all’ascolto i punti sui quali si è lavorato maggiormente. «Sono rimasto stupito dall’inventiva dei miei ragazzi, uno di loro non avendo una batteria in casa, tiene la ritmica battendo sul legno della sedia di casa. Esempio perfetto di invenzione e passione». Problema insormontabile: la batteria ha la sua massima espressione nella musica d’assieme. «Suonare da soli – conclude Resca – risulta per forza di cose molto limitante. La presenza degli altri strumenti è essenziale per dare un senso al lavoro delle percussioni».

    «L’aspetto più positivo – aggiunge il batterista – è aver dato ai ragazzi continuità. Quello che è stato fatto qui è un risultato importante che in altre città, anche più grandi, non è stato raggiunto». «Fare tesoro dell’esperienza che stiamo vivendo», il consiglio che Viglietti vuole lanciare non solo ai suoi allievi ma a tutti i giovani musicisti della Rebora. Un senso di mancanza anche per chi insegna. «Appena oltrepassi quel portone – conclude la pianista – respiri musica. Da quelle aule hanno iniziato il loro viaggio anche musicisti importanti». Una sensazione che il digitale non può dare.

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