Tra storia e tradizione: i cappellacci ricotta e spinaci
CAPPELLACCI RICOTTA E SPINACI
Le paste ripiene hanno una lunga storia e tradizione nella penisola italica, le prime notizie in merito risalgono al XIV secolo. Nel Rinascimento i gusti erano però molto diversi rispetto ai giorni nostri, si accostava il dolce al salato e vi era un fortissimo utilizzo delle spezie.
Ad oggi ogni regione d’Italia vanta una cospicua quantità di ricette tipiche di ravioli, agnolotti, cappelletti, tortelli, anolini, cappellacci talvolta rettangolari, altri quadrati, a mezzaluna, nello stampino o a pizzicotto inoltre la diatriba continua tra pasta tirata sottile con il mattarello o con la nonna papera, insomma ce n’è per tutti i gusti e tutte e scuole di pensiero.
I cappellacci pongono le loro origini in Emilia, tutto sommato sono diverse le regioni che ne rivendicano il ripieno con ricotta e spinaci, in prima linea troviamo Lazio, Toscana e Marche ma il Piemonte non vuole essere da meno con i suoi agnolotti di magro, in cui cambia la forma ma non certo il gusto. C’è chi mette la noce moscata, chi il pepe, chi condisce con burro e salvia, chi con pomodoro fresco e basilico: come sempre parlare di ingredienti e ricette in Italia significa percorrere delle fitte reti di vie che si incontrano arricchendosi di gusti e tradizioni per poi prendere forme diverse e sapori che diventano una dedica di passione e amore per ogni regione d’Italia. Ed allora godiamoci questi cappellacci di ricotta e spinaci e non dimentichiamoci di dargli un nostro personale tocco di storia e cultura casalinga.
RICETTA
Difficoltà: media
Porzioni:4
Tempo di preparazione: 30
Tempo di cottura: 3 min
Ingredienti:
· 2 uova
· 200 gr di farina
· 200 gr di ricotta vaccina
· 150 gr di spinaci
· 80 gr di parmigiano
· Noce moscata
· sale
· Burro e salvia per condire
Preparazione
Su una spianatoia mettere la farina, nel centro le uova ed impastare la pasta energicamente fin che non sarà liscio e setoso (termine che indica la pasta quando è con una consistenza che al tatto sembra di toccare la seta). Fare riposare la pasta avvolta dalla pellicola per circa 30 minuti.
Prendere degli spinaci crudi e freschi, metterli in padella con un filo di olio e spadellare i fino a cuocerli.
Farle raffreddare e tritarli con un coltello molto fini e tenerli a disposizione.
In una ciotola mettere la ricotta, con una frusta lavorarla per renderla leggera, poi aggiungere il parmigiano, gli spinaci ed impastare bene il tutto. Salare, aggiungere se piace una spolverata di noce moscata e tenerla da parte. Stendere con un matterello o con l’apposita macchina la pasta rendendola molto sottile. Poi tagliarla a quadrati (dimensione 6×6) e nel centro mettere una noce di ripieno di ricotta e spinaci.
Chiuderli in due formando dei triangoli e con i polpastrelli chiudere bene i bordi.
Adesso con le dita prendere i due angoli e chiuderli dando la forma di cappellaccio. Cuocerli in abbondante acqua salata per pochi minuti, poi scolArli e condirli con burro e salvia facendo sciogliere il condimento lentamente insieme ai cappellaccio in modo da formare una crema densa e gustosa che avvolge i cappellacci e li rende unici.
LA SOMMELIER Stefania Bobbio CONSIGLIA:
In abbinamento a questo generoso tortello di ricotta e spinaci condito con burro e salvia propongo un altro grande vino del nostro bel Piemonte: il Roero Arneis, una Docg, a base dell’omonimo vitigno Arneis, coltivato in 19 comuni in provincia di Cuneo. Qui raggiunge la maggior concentrazione gustativa grazie a determinate condizioni pedoclimatiche.
Si tratta di un vino bianco, secco, ricco di profumi, di buon corpo e ottima persistenza già dopo il primo sorso. All’esame visivo si coglie subito un bel giallo paglierino che può virare talvolta verso il verdolino, quando molto giovane e talvolta verso il dorato grazie al passaggio in legno o alla maggior macerazione sulle bucce. Al naso avvertiamo subito i profumi di frutta, fiori ed erba di cui il vino è ben assortito grazie al terreno sabbioso e di origine marina in cui le viti crescono, inoltre sentori di salvia, ginestra, tiglio e foglia di pomodoro, in alcuni casi anche note agrumate ed esotiche. All’assaggio fresco, ritroviamo le profumazioni avvertite al naso ed in ultimo un retrogusto amarognolo accompagna l’elegante finale. Nel complesso siamo di fronte ad un vino fresco, con una buona acidità ed un bouquet di profumi che si alternano in modo garbato e senza sovrastare il boccone di cibo che si andrà ad abbinare. Per queste ragioni il connubio con il raffinato ripieno di ricotta e spinaci è equilibrato e ben riuscito e l’acidità di questo vino a tratti ribelle ed originale tiene ben a bada il burro con cui andiamo a condire il piatto.