“Indice di contagio migliore di altre regioni. Risultati importanti dal plasma”
L'analisi della task force sulla Fase 2. E i progetti in corso
TORINO – «L’aggiornamento sugli indicatori giornalieri, l’andamento della curva epidemica, di R0 giornaliero a livello regionale e provinciale, e tutti i parametri che monitoriamo quotidianamente evidenziano che il Piemonte sta gradualmente uscendo dalla fase critica. In questo momento R0 è a 0,5, un livello migliore di altre regioni. I nostri indicatori oggi sono anche più dettagliati di quelli previsti dal Ministero della Salute. Ora stiamo mettendo a punto metodi per il riconoscimento precoce dei focolai. Fondamentale il tracciamento dei contatti»: con queste parole, l’epidemiologo Paolo Vineis (consulente della Regione Piemonte) ha tracciato il quadro della nostra regione nel pomeriggio.
«Nel corso delle prime dieci settimane dell’epidemia – ha aggiunto l’assessore Matteo Marnati – siamo passati da 0 a 40.000 test molecolari Covid 19. La produttività massima teorica realizzabile è di circa 9.000 tamponi al giorno. Lavoriamo per la messa in rete e potenziamento dei laboratori che sono passati dai 2 iniziali a 21».
Previste nuove linee diagnostiche e attivazione di 2 nuovi laboratori nell’Asl Alessandria. Assunzione di nuovo personale in grado di estendere l’attività diagnostica h24, attivazione di 3 nuovi centri dedicati a Biella, Novara (in collaborazione con Upo) e La Loggia, che diventerà il primo centro virologico ambientale regionale (in collaborazione con Arpa). Oltre all’estensione del coinvolgimento dei laboratori privati, anche fuori regione.
FASE 2 IN OSPEDALE E RIMODULAZIONE DELLA RETE
L’analisi del dottor Gian Alfonso Cibinel, coordinatore Area Dea Unità di Crisi: «I posti letto in terapia intensiva sono passati dai 287 del 27 febbraio ai 586 del 31 marzo. I posti letto in terapia sub-intensiva sono passati da 172 a 517. I ricoverati in terapia intensiva dopo aver raggiunto il picco di 450 persone a fine marzo, sono regolarmente scesi per raggiungere i 135 di ieri. In calo anche i ricoveri ospedalieri».
Il piano per la Fase 2, adesso, prevede il riavvio delle attività ordinarie, diagnostica e visite ambulatoriali, con mantenimento delle prioritarie (classi U e B), la ripresa delle attività programmate a partire dai prenotati della Fase 1, che saranno contattati dalle Aziende sanitarie, la chirurgia elettiva programmata, l’uscita dallo status Covid e la risposta ad eventuale ripresa dell’emergenza Covid.
Secondo il dottor Giovanni Monchiero, coordinatore Gruppo riorganizzazione ospedaliera, «entro 30 giorni sarà pronto il piano di rafforzamento della rete ospedaliera che terrà conto del Decreto in fase di emanazione da parte del Governo. Ci sarà un aumento dei posti letto, anche in terapia intensiva, che di fatto il Piemonte ha già attuato nella fase più acuta dell’emergenza. Fondamentale rimodulare la rete degli ospedali sul territorio, anche sulla base dei parametri di disponibilità eventuale previsti dalla normativa. Essenzialmente – ha anticipato – si tratterà di riconvertire strutture già presenti che negli ultimi anni sono state dismesse».
LE CURE CON IL PLASMA
E la plasmaferesi? «La cura con il plasma delle persone guarite dall’infezione da Sars-Cov-2, sperimentata all’Ospedale di Novara dal 15 aprile, ha già dato importanti risultati – confermano Anna Maria Bordiga (Città della Salute di Torino), Gennaro Mascaro (Aou Novara) e Massimo Milan (Asl Città di Torino) – Il plasma prelevato dal primo donatore e trasfuso a una persona che era in terapia intensiva ha funzionato fin dalla prima trasfusione e il paziente è potuto uscire dalla Rianimazione. La sperimentazione, seguendo un protocollo pensato al policlinico ‘San Matteo’ di Pavia, è stata avviata dal Servizio di medicina trasfusionale, diretto dal dottor Gennaro Mascaro, con la collaborazione della Direzione medica (in particolare il dottor Philippe Caimmi) e la Struttura di anestesia e rianimazione diretta dal professor Francesco Della Corte. Al momento sono otto i guariti che hanno donato il loro plasma, che sarà utilizzato in altrettanti pazienti che dimostreranno compatibilità. A Novara si aggiungono ora gli studi e le sperimentazioni della Città della Salute e della Scienza di Torino, con il servizio di immunoematologia diretto dalla dottoressa Bordiga che coinvolge anche altre Aziende presenti sul territorio».
«L’obiettivo dello studio di 18 mesi – concludono i professionisti – è valutare se l’infusione di plasma contenente anticorpi neutralizzanti anti SARS- Cov-2 o di plasma proveniente da donatori non venuti in contatto con Sars- Cov-2, in aggiunta al trattamento standard, sia più efficace del solo trattamento standard sul risultato di pazienti affetti da Covid-19, con recente sviluppo di insufficienza respiratoria acuta che necessita di supporto ventilatorio. Il protocollo prenderà avvio a Torino dal 1° giugno su un campione di pazienti selezionati in base alla loro compatibilità clinica».