“La crisi del 2008? Più grave, ma rischiamo una curva negativa simile”
Crollano gli ordini dell'export alessandrino (da +2 a -26)
ALESSANDRIA – Se possibile, anche peggio del previsto. Il titolo che riassume la tradizionale indagine congiunturale di Confindustria Alessandria, quella che analizza le previsioni trimestrali degli imprenditori, dice tutto: la situazione che mai avremmo immaginato. Nel senso che al dramma sull’emergenza covid-19, non solo sanitaria ma anche economica, si aggiungono i segnali di crisi, testimoniati dai numeri, che hanno preceduto l’inizio della fase acuta della pandemia e il lockdown.
Già gli indici che testimoniavano lo sbilancio tra ottimisti e pessimisti, riferiti alle previsioni per il secondo trimestre dell’anno, erano tutte negativi. L’esempio viene dagli ordini export, tradizionale punto di forza dell’economia alessandrina, che passano da +2 a -26. “Abbiamo allora svolto – spiega Giuseppe Monighini, responsabile dell’Ufficio studi – un ulteriore approfondimento di indagine, condotta tra il 20 e il 22 aprile, cui hanno risposto 151 aziende associate (erano state 103 a riscontrare la tipica congiunturale, ndr) e che tra l’altro ci permette di dire che le imprese associate manifatturiere o di servizi alla produzione attive sono oggi circa sei su dieci. E anche queste impiegano solo il 60 per cento circa della forza lavoro. Sommando questo dato a quello delle inattive non è sbagliato stimare in oltre la metà dei lavoratori quelli che al momento non sono regolarmente impiegati”.
Alta la percentuale dello smart-working, oltre l’85 per cento delle imprese provinciali è in grado di attivarlo e sta già coinvolgendo circa il 30% degli attivi, molto alta anche la percentuale delle aziende oggi “ferme” che sono pronte a ripartire. Ma la vera preoccupazione è quella relativa al calo degli ordinativi: “Coinvolge più di quattro imprese su cinque e le aziende stanno mediamente perdendo quasi il 60% degli ordini rispetto alle aspettative pre-crisi”, aggiunge Monighini. Un raffronto con la crisi del 2008? “Quella è stata ancora più grave – viene osservato -, ma bisogna dire che adesso rischiamo di vedere una curva negativa simile, però provocata da elementi che non dipendono da noi“.
Il presidente Miglietta, all’inizio del collegamento con i giornalisti (conferenza stampa, come al solito, su Zoom), aveva parlato di ottimismo, sottolineando come in questo periodo le aziende abbiano compiuto e stiano compiendo “un grande sforzo concreto per la salute dei lavoratori e l’igiene dei luoghi di lavoro, per noi prioritari. Le statistiche recenti dell’Istituto superiore di sanità confermano del resto che il virus non si è diffuso nei luoghi di lavoro e nelle fabbriche”.
Adesso però è già il momento di guardare al futuro e alla ripresa a tempo pieno dell’attività: “Riusciremo a scollinare – osserva il direttore Renzo Gatti – se sapremo porre sullo stesso piano i valori della salute, del lavoro e dell’impresa”. E il rapporto con i sindacati? “Siamo a un momento di svolta – conclude Gatti – se saremo tutti responsabili e sulla stessa lunghezza d’onda riusciremo a venirne fuori”.