I medici si scagliano contro l’Unità di Crisi: “Noi sul campo, voi dietro una scrivania”
Anaao Assomed: "Dovevate sorvegliare le Rsa invece di trasformarle in obitori"
ALESSANDRIA – È scontro duro tra l’Anaao – Assomed (il principale sindacato dei camici bianchi) e l’Unità di Crisi piemontese, dopo le dichiarazioni di quest’ultima che si è detta colpita «alle spalle in battaglia dalle persone che avrebbero dovuto essere con noi a combattere». La risposta dell’organismo governativo è probabilmente anche da ricercare nel documento inviato dall’Ordine dei Medici piemontesi con l’analisi degli errori fatti e i consigli su come affrontare l’emergenza.
“Il senso dell’Onore dell’Unità di Crisi ai tempi del Covid-19 è una frase che non immaginavamo di poter sentire – scrivono Chiara Rivetti e Gabriele Gallone, rispettivamente segretaria regionale ed esecutivo nazionale Anaao Assomed – La categoria medica, durante l’epidemia, si sarebbe riappropriata del senso dell’onore e dell’orgoglio. Sentimenti che paiono essersi risvegliati solo ora. Sentimenti che hanno fatto breccia oltre che nella popolazione, come afferma l’Unità di Crisi, anche nella Regione. Negli ultimi anni tutte le Giunte che si sono susseguite hanno inflitto tagli pesantissimi al Sistema Sanitario Regionale. Sono stati ridotti i posti letto (1.560 dal 2010) ed il numero dei medici ospedalieri (515 dal 2010). Sono stati accorpati laboratori perseguendo il dogma dell’efficientamento. Molti servizi sono stati praticamente appaltati e gestiti da medici a gettone. In Piemonte, prima dell’epidemia, i posti letto in Rianimazione, erano, rispetto alla popolazione, il 30% in meno rispetto al Veneto. E se le responsabilità vanno distribuite negli anni, a chi sta governando ora ricordiamo che avevano minacciato un nuovo piano di rientro, sottolineando ripetutamente l’importanza della sanità privata. Senza aver riaperto o potenziato nulla della Sanità Pubblica.
Ora però dobbiamo essere tutti orgogliosi; abbiamo riscoperto un senso dell’onore perduto.
Detto dai pazienti può essere motivo di soddisfazione; detto da chi gestisce il Comitato Tecnico Scientifico dell’Unità di Crisi no.
In un italiano incerto – continua il comunicato Anaao – il dottor Roberto Testi (medico legale che presiede il Comitato Tecnico Scientifico, ndr) afferma: “Sono arrivate critiche però che mi hanno fatto male perché sono arrivate critiche… dai colleghi.. da quei medici che… dai quali non mi aspettavo critiche fatte senza essere sul campo. Mi spiego: ci siamo sentiti un po’ colpiti alle spalle in battaglia dalle persone che avrebbero dovuto essere con noi a combattere”.
Per essere chiari – spiegano – Noi eravamo sul campo. Noi siamo entrati in stanze con 3 o 4 pazienti Covid positivi con le maschere chirurgiche, mentre all’Unità di Crisi si utilizzavano gli autorespiratori. Noi abbiamo aspettato a casa, sintomatici, il tampone per oltre 2 settimane.
Come termine di paragone vorremmo sapere chi ha ordinato i tamponi ai giocatori della Juventus, chi li ha eseguiti ed in quanto tempo sono stati effettuati.
Noi dormiamo in casa separati dai nostri figli o stiamo in famiglia con la mascherina. Noi abbiamo portato il contagio tra i nostri parenti.
Basta sentirvi dire che lavorate sette giorni su sette. Per 13 ore al giorno. Noi abbiamo avuto per legge la deroga all’orario massimo di lavoro. Noi siamo gli esclusi dalla quarantena in caso di sospetto contagio. Noi abbiamo dormito in ospedale su brande e materassi di fortuna perché avevamo paura di tornare a casa e contagiare i nostri cari.
Noi non diamo la colpa a quelli che erano sul campo. Diamo la colpa a voi che dovevate dirigere da dietro una scrivania.
Che dovevate dare i camici idrorepellenti e i Dispositivi di protezione individuale agli operatori sanitari ed i caschi CPAP ai pazienti. Che dovevate sorvegliare le RSA invece che trasformarle in obitori.
In battaglia ci vanno da sempre solo i soldati, non i generali. Noi siamo stati colpiti alle spalle, ancora una volta.
Si, secondo noi si poteva fare molto di più.
Per esempio il dottor Testi poteva evitare di parlare di orgoglio, facendo la figura dell’uomo d’onore qual è il Bruto descritto da Shakespeare, dopo che ha appena accoltellato Giulio Cesare”.
L’Ordine dei Medici, interviene il dottor Mauro Cappelletti, presidente per l’Alessandrino, non entra in polemica, ma chiarisce un punto: “Continueremo a dire cosa non va, e cosa bisognerebbe fare. Non entriamo nell’arena, però continueremo a portare il nostro parere tecnico al mondo della politica”