Cure e qualità della vita: «Una realtà che guarda alla persona»
Una paziente oncologica racconta la sua esperienza
OVADA – Un lavoro delicato che non consiste solo nel mettere delle flebo, fare iniezioni, medicazioni o curare il dolore. Sono i servizi di Assistenza Domiciliare Cure Palliative. Una realtà di notevole importanza nell’Ovadese anche a causa dell’età media della popolazione. «Da paziente oncologica – è la testimonianza di Maria Maria Vittoria Chiozza – doloroso percorso in vari istituti ero poco più di una cartella numerica. Poi sono arrivata nel centro oncologico di Ovada. Da cinque mesi di aspettativa di vita dopo tre anni sono ancora a raccontarmi, ma soprattutto a raccontarvi l’amore gratis e l’abnegazione totale anche nella fretta e nell’affanno per lenire le nostre sofferenze».
Se ne parla poco. Anche perché spesso quando il lavoro è proficuo è anche silenzioso, rimane lontano dalle luci della ribalta. Questa testimonianza diretta, resa spontaneamente da una persona che vive con così grande consapevolezza una storia di malattia, dovrebbe indurre tutti ad una riflessione. Quando si parla di pazienti e famiglie che vivono condizioni di estrema fragilità sul piano psicofisico e umano, ci si rende facilmente conto che il peso della relazione umana è determinante e diviene indispensabile per raggiungere gli obiettivi che il sistema sanitario si pone. «Il personale tutto del Day Hospital oncologico, il meraviglioso gruppo dell’ADI e Cure Palliative hanno un tratto in comune: un grande enorme cuore – prosegue – Avrete capito: sto parlando del potere della relazione, di quanto a volte sia più efficace ed importante di farmaci da migliaia di euro. Per questo vorrei porre attenzione sulla mia storia. Per dire loro: grazie, io lo so. Mi state accompagnando con amore, cure e dignità. Siete gli angeli in cui nessuno più crede finché non vi si riconosce».
Ascoltando queste persone, che affrontano coraggiosamente le loro giornate, ma con comprensibile preoccupazione, rabbia o smarrimento, si capisce che quello che riduce la loro angoscia e rende più forte la loro “speranza” è la percezione di essere seguiti da professionisti che si prendono cura di loro con competenza, all’interno di un sistema più simile ad una rete che li protegge e li supporta piuttosto che ad un percorso dove si incontrano figure che vanno e vengono senza contiguità. In altre parole, chi deve seguire una cura si accorge quando le facce, le mani, le voci di chi lo assiste, pur diverse, diventano strumenti di un solo modo di prendersi cura di lui, caratterizzato da autentica condivisione. Un’ulteriore attestazione per una realtà che alla qualità della vita ha sempre guardato con grande attenzione, ponendosela come obiettivo importante e fattore al quale guardare durante le attività quotidiane.