Medici di famiglia: la vergogna delle “mascherine” di garza
In provincia: un ricovero in rianimazione, altri in ospedale e chi in isolamento fiduciario
ALESSANDRIA – Rischia di essere una vittoria di Pirro quella delle mascherine ottenute, e mai arrivate (almeno fino ad oggi), dopo la dura protesta dell’Ordine dei Medici ed Odontoiatri di Torino, a cui si sono unite le province piemontesi, compreso l’Alessandrino.
Sui kit di sicurezza le parole di Unità di Crisi e Regione sono rassicuranti: “Sono in arrivo“. Ma la realtà è ben diversa. Questa mattina, infatti, ai medici di famiglia che si sono presentati al Distretto sanitario, su una sorta di passa parola tra colleghi, sono state consegnate delle non ben definite “mascherine”, poco più di venti strisce in garza doppia: cinque ogni medico. Dispositivi infilati in sacchetti non sterili, che non risultano idonei a garantire la sicurezza dei sanitari.
Lo sdegno della categoria è implacabile. Tutto questo mentre, nel nord Italia, sono già quattro i medici di famiglia morti “sul lavoro”, mentre altri lottano contro la malattia ricoverati o in rianimazione. Anche in provincia di Alessandria si contano i feriti da coronavirus: un dottore è ricoverato in rianimazione, altri sono stati trasferiti in reparto e c’è chi è in isolamento fiduciario.
La gravità della situazione, anche se ben chiara a tutti ormai, sta proprio nell’immagine dell’ex capo dell’Unità di Crisi, Mario Raviolo, che entra con lo scafandro, quindi super protetto, in un luogo con diversi casi di sospetto coronavirus.
I Dispositivi di sicurezza sono l’unica arma che tutti gli operatori, dal soccorso ai rianimatori, passando per i medici di famiglia, devono avere per proteggersi e aiutare chi si ammala. Sono indispensabili, ora.
Gli Ordini di categoria hanno sottoposto al Governatore 14 punti “essenziali per la tutela della salute dei cittadini del Piemonte“. L’intesa è stata ufficialmente raggiunta. Peccato che tutto sembra essere in standby.
I medici chiedono, tra le priorità, l’invio urgente dei Dispositivi di sicurezza, un numero diretto nel caso si stiano confrontando con un caso sospetto di coronavirus, la possibilità di prescrivere le ricette direttamente in farmacia, l’autorizzazione di inoltrare via telematica i certificati di malattia.