Parte dai territori marginali la sfida per una nuova Italia
Domani la presentazione del volume "Riabitare l'Italia", un'indagine sulle aree soggette allo spopolamento
CABELLA LIGURE — «Invertire lo sguardo. Guardare all’Italia intera muovendo dai margini, dalle periferie. Considerare le dinamiche demografiche, i processi di modernizzazione, gli equilibri ambientali, le mobilità sociali e territoriali, le contraddizioni e le opportunità, per una volta all’incontrario. Partendo dalla considerazione che l’Italia del margine non è una parte residuale; che si tratta anzi del terreno forse decisivo per vincere le sfide dei prossimi decenni».
Su queste riflessioni si confrontano storici, territorialisti, architetti, geografi, demografi, antropologi, sociologi, statistici, economisti, ecologisti nel volume “Riabitare l’Italia” edito da Donzelli, che sarà presentato domani, venerdì 16 agosto a Cabella Ligure, a cura di due degli autori: i sociologi Filippo Barbera e Giovanni Carrosio. L’incontro si terrà presso il salone della proloco in piazza della Vittoria alle 18.30 ed è promossa dal Comune, dall’associazione “Roba da Streije” e dalla stessa proloco.
I professori Barbera e Carrosio illustreranno i diversi aspetti presi in esame nel complesso lavoro multidisciplinare in cui si analizzano le ragioni degli abbandoni, degli spopolamenti, dei flussi, delle nuove mobilità in ingresso nei “territori di margine”, definizione che ben si adatta alla realtà e ai problemi con i quali si confronta quotidianamente chi ha scelto di vivere in val Borbera.
A dispetto dell’immagine che la vuole strettamente legata a una dimensione urbana, l’Italia è disseminata di “territori del margine”. Sono gli spazi in cui l’insediamento umano ha conosciuto vecchie e nuove contrazioni; dove il patrimonio abitativo è affetto da crescenti fenomeni di abbandono; dove l’esercizio della cittadinanza si mostra più difficile; dove più si concentrano le diseguaglianze, i disagi.
Nel libro si confrontano e si misurano la qualità e il livello dei servizi forniti in questi territori. Si scopre così un’altra Italia, che partecipa pienamente alle sorti comuni del paese, ma che soffre di più; e che sta provando a riorganizzarsi, a ripopolarsi grazie ai giovani e agli immigrati, a inventare nuove imprenditorialità, a esprimere una nuova consapevolezza ecologica. Un paese che non rimuove la nostalgia dei luoghi, ma ne fa la premessa indispensabile per tramutare la rabbia e i risentimenti nell’impegno per una nuova fase di avanzamento sociale.