Trasporti: un tira e molla infinito per treni e autobus
In vista delle elezioni torniamo ad analizzare le prospettive di una città lontana dai principali sbocchi, con un futuro alquanto nebuloso all'orizzonte
In vista delle elezioni torniamo ad analizzare le prospettive di una città lontana dai principali sbocchi, con un futuro alquanto nebuloso all'orizzonte
OVADA – “Genova in mezz’ora, Milano in un’ora e mezza”. La suggestione l’ha regalata l’onorevole Federico Fornaro nella recente presentazione della lista “Insieme per Ovada” a supporto del sindaco Paolo Lantero. Un sogno, come l’ha definito l’ex sindaco di Castelletto d’Orba, che però si discosta molto dalla realtà di un territorio che negli ultimi dieci anni ha visto allontanarsi molto le città principali del nord ovest. Quasi un’ora e un quarto per raggiungere il capoluogo ligure, su una linea che segna il passo e si segnala per disservizi di ogni tipo e ritardi. Direttiva per Alessandria dal 2012 affidata ai bus dell’Arfea che richiede, da orari, 50 minuti al netto degli inconvenienti. E poi carenza di collegamenti, in ossequio alle politiche aziendali di Trenitalia degli ultimi anni, verso Torino e la Lombardia. Segna il passo anche la mobilità interna al territorio, condizionata com’è dalle difficoltà in cui Saamo si dibatte.
Acqui – Genova Tredici coppie di treni nei feriali, la sostanziale indisponibilità da parte delle autorità ferroviarie a potenziare un servizio che pone la tratta tre le meno servite della Regione Liguria. Il Comitato Trasporti Valli Orba e Stura, posto di fronte all’alternativa di rinunciare a collegamenti in certi orari per colmare i buchi in altri, non s’è mai espresso. “Non ce la sentiamo – spiegano dal direttivo – di prendere una decisione che coinvolge diverse persone”. Le recente vittorie sono arrivati sul fronte estivo, nel quale è stato notevolmente mitigato lo stop agostano alla circolazione dei treni. Negli ultimi anni l’azione del Comitato ha acquisito forza dopo la firma del protocollo d’intesa con i comuni interessati alla linea. Di recente anche la Provincia s’è adoperata per fare pressione nei confronti delle autorità liguri. “Il prossimo obiettivo – spiega Manuela Delorenzi, vice presidente del Comitato – è diventare un’associazione vera e propria”. I pendolari intanto fanno buon viso a cattivo gioco.
Ovada – Alessandria Lo sgarbo più sentito, per chi viaggia verso Alessandria, è stato il taglio, operato a inizio 2018 del collegamento verso la nostra città delle 18.45. Una decisione che ha messo in difficoltà molti lavoratori. L’azienda di trasporto si è giustificata affermando l’impossibilità di mantenere in vita corse non più supportate dalla provincia. Sullo sfondo l’immenso problema del taglio dei trasferimenti da parte degli enti statali verso aziende che non hanno mai vissuto del frutto della bigliettazione e dello sviluppo di vere e proprie strategie commerciali. Il ripristino dei almeno una corsa tardo pomeridiana sia nei feriali che nei festivi, quando Ovada è l’unica città non collegata, è la richiesta dei pendolari che hanno costituito un gruppo. I promotori hanno più volte segnalato la questione all’Agenzia Regionale per il Trasporto del Piemonte, senza peraltro arrivare a soluzioni concrete. L’Ovada Alessandria è chiusa dal 2012, anno in cui l’allora Giunta di Centro Destra guidata da Roberto decise di eliminare i treni su sette tratte definiti “rami secchi”. In alcune realtà si è già arrivati a una parziale riattivazione. Il progetto da tempo sulle scrivanie di sindaci e tecnici che prevederebbe il ripristino delle corse negli orari più frequentati e integrazione coi bus per ora è rimasto nel libro delle intenzioni.
La crisi Saamo La riattivazione dell’Ovada – Alessandria coinvolgerebbe anche l’azienda del trasporto locale chiamata ad assicurare un numero indefinito di corse. Un ragionamento avviato nel tentativo di rilanciare un’azienda che da anni presenta bilanci in rosso e che allo stato attuale, con la notabile eccezione delle navette utilizzate dagli studenti, offre un servizio poco richiesto. E così tra pochi giorni i comuni, dopo la presentazione del piano di ristrutturazione i cui contenuti sono ancora poco chiari, dovranno ripianare le perdite degli ultimi due anni. Una decisione che, a poche settimane dalle elezioni, ha scontentato più di un sindaco mostrando un fronte non più unito come in passato.