La ragazza accusata dell’omicidio di Capodanno trasferita in una comunità
L'area in cui fu ritrovato il cadavere della vittima
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Redazione - redazione@alessandrianews.it  
6 Maggio 2019
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La ragazza accusata dell’omicidio di Capodanno trasferita in una comunità

Il giudice per le indagini preliminari ha accolto l'istanza della difesa: Aurela Perhati, la ragazza di Ovada accusata dell'omicidio di Massimo Garitta è stata scarcerata e trasferita in una struttura residenziale, dove viene curata

Il giudice per le indagini preliminari ha accolto l'istanza della difesa: Aurela Perhati, la ragazza di Ovada accusata dell'omicidio di Massimo Garitta è stata scarcerata e trasferita in una struttura residenziale, dove viene curata

CRONACA – E’ stata scarcerata Aurela Perhati, la ragazza di Ovada accusata dell’omicidio di Massimo Garitta, la notte di Capodanno. Il giudice per le indagini preliminari Paolo Bargero ha accolto l’istanza di scarcerazione, concedendo i domiciliari, presentata dagli avvocati di difesa Giuseppe Cormaio e Marco Conti, alla luce dell’esito dell’incidente probatorio.
La perizia, eseguita dal professor Gabriele Rocca, aveva infatti evidenziato come la ragazza, durante l’interrogatorio effettuato dalla forze dell’ordine subito dopo l’arresto, avvenuto il 4 gennaio, avesse reso dichiarazioni confuse e contraddittorie, trovandosi in uno stato di sofferenza psicologica.
Durante l’interrogatorio la ragazza spiegò che la sera del 31 dicembre, Garitta aveva tentato di violentarla. Lei aveva si era difesa, tanto da procurarsi lesioni alle gambe. Nel tentativo di fuga, aveva travolto con l’auto l’uomo, ritrovato nel campo in una zona periferica di Ovada, lungo la statale del Turchino, con i pantaloni ancora abbassati, la mattina del 1° gennaio.
Aurela soffriva da tempo di disturbi della psiche, per i quali era già stata in cura. Il suo racconto era risultato confuso, sostiene la difesa, non per volontà di mentire all’autorità giudiziaria, ma per il suo stato di salute mentale.
Il Perito nominato dal giudice ha confermato, nell’esame probatorio, che Aurela Perhati la sera dei fatti e quando fu interrogata era affetta da grave disturbo schizoaffettivo che limitava “al lumicino” la sua capacità di intendere e di volere, determinando quei “deragliamenti logici” emersi nella sua ricostruzione dei fatti.
A seguito dell’istanza presentata dai difensori, alla ragazza sono stati concessi gli arresti domiciliari che sconterà in una struttura idonea e compatibile con le cure delle quali necessita.
(nella foto di repertorio, il campo dove fu trovato il corpo di Garitta)
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